Billy Budd, Abramo e Isacco

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Chi ha seguito lo scavo, non so se utile o inutile, di tutta la vicenda occorsa in Billy Budd fino a questo punto, sappia che il capitolo 22, quello successivo al processo che sentenzia la condanna a morte per Billy, narra brevemente la comunicazione al condannato da parte del capitano Vere della pena capitale per impiccagione.

Qui i due uomini, giudice e condannato si ritrovano faccia a faccia lontani da occhi indiscreti. Che cosa si saranno detti? Uno scrittore mediocre avrebbe certamente mostrato il dialogo: giustificazioni sociali, giustizia etica, considerazioni psicologiche, dogmi di fede, filosofie morali, tutti spunti ottimi per dividere il mondo in buoni e cattivi. Forse l’avremmo fatto in tanti, di sicuro l’avrei fatto io. Melville invece si ferma sulla soglia, non entra in cabina, non origlia le parole tra i due uomini, né osserva i loro gesti. Si piazza di guardia oltre la porta affinché nessuno possa entrare nel mistero della loro conversazione.

«Oltre alla comunicazione della sentenza, cosa ebbe luogo durante questo colloquio non si seppe mai», dice il romanzo.

Se non si può raccontare la verità esatta restano però le ipotesi. Un padre che parla al figlio – come Abramo a Isacco prima del sacrificio –? Oppure un giudice al condannato? E implora il perdono della vittima per la sentenza ingiusta o spiega i motivi legali della pena indifferibile? Pregano forse assieme un dio che accolga con benevolenza l’anima rea del sangue di Claggart?

Il narratore tace su tutti questi punti. Sappiamo solo che all’apertura della porta oltre la quale eravamo di guardia, appare più sollevato il volto del condannato di quello del suo giudice.

Pensandoci bene dovrebbe essere sempre così, non solo nei romanzi.

 

8 commenti

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8 risposte a “Billy Budd, Abramo e Isacco

  1. iara R.M.

    Hai ragione Hell. Questo non dire è più efficace di mille parole. Melville non cerca di commuovere attraverso un dialogo straziante, né consuma descrizioni per calcare le emozioni di quel momento. Ma le emozioni arrivano al lettore, forse, infilandosi sotto la porta a trovare la nostra immaginazione e quella comprensione che in precedenza è stata ben seminata dall’autore.

  2. Ecco, qui siamo al dunque, cui si aggiungerà un ultimo, inatteso tassello nel capitolo dell’esecuzione. Quando ci sarà il dibattimento finale sul romanzo credo che sarà imprescindibile partire da lì.

    • iara R.M.

      Sono molto curiosa di scoprire il tuo punto di vista sul romanzo. Specialmente, di sapere qual è l’allegoria a cui più volte hai fatto riferimento. 🙂

      • Tiziana

        Buddy potrebbe essere il figlio di Vere. Il capitano sacrifica Billy, come ad Abramo fu chiesto di farlo con suo figlio Isacco.

  3. Tiziana

    In ritardo, eccomi.
    Quell’abbraccio tra Vere e Budd. Non ci sono parole per descriverlo e, forse non servono. Il capitano stesso annuncia la condanna, di cui almeno un uomo provò a chiedere di mitigare la pena. Non era possibile. Gli uomini non avrebbero compreso, avrebbero rimuginato. La questione del Nore era ancora recente. A terra un simil processo sarebbe diverso, in mare e in stato d’allarme era diverso.
    Lo stellare Vere uscì sconvolto dopo l’incontro con Billy, forse più del condannato.

  4. Tiziana

    Ho finito di leggere Billy Budd. Credevo di finirlo in settimana, ma non ho resistito e ho terminato le ultime pagine.

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