Un autore indipendente all’apice del successo
Ma l’autoeditore sa essere autoironico?
Archiviato in Fenomeni editoriali
Un autore indipendente all’apice del successo
USO DEI COOKIE: In base al Provv.to del Garante per la protezione dei dati personali n.229 dell’8 maggio 2014, si avvisano i visitatori che questo sito si serve di "cookie" per fornire servizi e raccogliere dati statistici anonimi sulla navigazione. Continuando a navigare nel blog, cliccando sui link o anche solo scrollando la pagina, si dà il proprio consenso al loro uso. In caso contrario si invita a lasciare questo sito web. - PER INFO: Cookie Law; F.A.Q. del Garante; Privacy Policy di "Automattic Inc.".
Ulteriori informazioni sono disponibili presso la pagina Cookie Law
Pure? Non è che si può essere auto-tutto!
No, no, qui solo scelte ponderate e grande consapevolezza, mica si buttano copertine nere a casaccio su Amazon 🙂
La black cover, magari con relative titolazioni in nero, potrebbe essere il modus operandi dell’autoeditoreironico. Ci sono ma mi nascondo, quindi non ci sono per tutti perché scelgo di esserci per pochi, ma buoni, e con la vita buona. Pochi ma buoni e con la vista buona è una strategia vincente ma da outsider, perché vincente vincente è troppo simile all’editoria tradizionale, e non mi va.
Nero su nero? Mi ricorda Rodari, con le sue squadre di calcio in maglia bianca a righe bianche. Eppure lo hanno già fatto per davvero: Metallica, The black album.
Credo che l’autoironia di Simona richiamasse esattamente l’album che hai citato… scelte ponderate a casaccio.
Ecco, pensavo proprio: se ora Michele cita i Metallica muoio! 😀
Secondo me, in questa “fase storica” del self nessuno ha ancora risposte all’altezza delle domande di Helgaldo. Possiamo ragionarci insieme, discuterne come questi post invitano a fare, c’è spazio per sperimentare nuove forme (penso agli esempi di un commento di Michele) e può darsi che in futuro questo fenomeno si evolva davvero in una strada alternativa all’editoria tradizionale o in qualcos’altro che adesso non so prevedere.
Non ho le idee chiare come i sostenitori accaniti che parlano di rivoluzione e indipendenza, di reazione a una crisi, e nemmeno come i detrattori totali che si lamentano del crollo della qualità. Io penso al self sicuramente con troppa leggerezza, ma regole e parametri si stanno ancora formando e trovo che sia un po’ presto per dare giudizi e risposte sensate. Hel, dovrai aspettare la prossima generazione di selfer per soddisfare le tue curiosità. 🙂
Ma no, speriamo in quella più vicina, in quella generazione tra i venti e i trenta che cerca di pubblicare con un editore, ma è già matura per il digitale. Spero nel doppio binario: chi pubblica in tutti e due i modi in base al tipo di scritto che sta producendo. E non mi limito solo alla narrativa, mi piacerebbe che nascesse una generazione di saggisti in self-publishing, ma con il rispetto delle fonti tipiche della saggistica tradzionale. Penso ai giovani professori universitari, assistenti, ricercatori. Molti testi che non hanno una collocazione forte presso l’editore potrebbero venire alla luce come produzioni autonome, ma scientificamente rigorose. Ma è possibile?
Sarà possibile quando saranno maturi i tempi e anche gli scrittori, forse prima di quanto credo io, ma di certo non stasera.