L’ultimo Pound a confronto con tre uomini dai caratteri diversissimi, e che non lasciano indifferenti.
Nella prima parte l’autore si mette in ascolto dell’apostolo Paolo, in un dialogo incessante con le sue Lettere. Ne emerge una figura vigorosa e tenera, debole e audace, una rilettura laica e lirica insieme del santo che ha gli occhi fissi sulla croce di Colui che ora è il Risorto.
Per nulla romantica, anzi inaspettatamente cronachistica, è invece la sezione centrale del saggio che parla di quello che «piangëa», il Paolo della Francesca da Rimini celebrata da Dante nel V dell’Inferno. Dall’analisi di Pound emerge un Paolo Malatesta politico, una figura che potremmo definire moderna, sospesa tra questioni di potere, impegni militari e piaceri della vita, le belle donne in particolare.
Ma il lirismo analitico di Pound, e la sua passione per ciò che è italiano, ligure soprattutto, esplode in tutta la sua potenza nella parte conclusiva dell’opera, incentrata su un commento originale e spiazzante della vita di Paolo Rossi, il difensore del Genoa morto nel ’44. La visione, perché di visionarietà si tratta quando c’è di mezzo Pound, si ispira ai fatti sportivi del triennio 1906-1908, caratterizzati da due gravi infortuni di gioco che arrestarono la carriera del giocatore, per guidare il lettore al cuore del declino di Rossi, visto dal poeta come archetipo della modernità.
Tre Paoli tra sacro, profano e popolare magistralmente narrati da un narratore magistrale.
Fuori catalogo. Pagine 320
Recensisci o commenta questo libro.