Scrivere la quarta di copertina di Pinocchio per catturare un pubblico adulto: è questa la sfida che ho proposto settimana scorsa per la rubrica Acchiappami di Michele Scarparo, eccezionalmente in trasferta sul mio blog. Mettevo anche in palio un libro, per rendere più accattivante la competizione.
E competizione c’è stata.
Iara, Marina, Michele e Sandra, in rigoroso ordine alfabetico, si sono dati battaglia a suon di frasi e immagini tratte da Pinocchio per essere più concorrenziali degli avversari. Ci sono perfettamente riusciti tutti e quattro, creando delle quarte equilibrate e originali, mai scontate anche se in linea con lo stile delle «pubblicazioni ufficiali» che stanno nell’ultima pagina dei libri, e che vengono spesso lette prima del libro stesso.
Il linguaggio delle quarte, si sa, non è semplice da riprodurre e fare proprio. La testa di chi vende non coincide totalmente con quella di chi scrive, e in questi brevi testi, tra le 800 e le 1000 battute, una qualche zona mista con un occhio alla storia e l’altro al marketing è assolutamente necessaria. Ragion per cui sono pochi gli aspiranti scrittori che riescono ad amalgamare queste due esigenze. I nostri quattro non solo si sono buttati a capofitto nell’impresa, ma hanno prodotti dei testi che non hanno nulla da invidiare ai professionisti delle quarte.
E ora parliamo di Pinocchio.
Pinocchio è per antonomasia il simbolo della bugia, pratica talmente diffusa da noi da essere preferita alla verità. Si dice «un Pinocchio» riferendosi al politico che promette un milione di posti di lavoro oppure 80 euro; e chi ascolta mai «i Grilli parlanti» che ci ammoniscono di non inseguire i vizi, ma di praticare la virtù e l’impegno?; di «Gatti e Volpi» ne incontriamo a ogni mazzetta passata di mano in mano negli uffici pubblici per velocizzare una pratica e nelle gare d’appalto per la costruzione delle grandi opere; dietro a ogni prodotto finanziario che ci promette di moltiplicare la nostra ricchezza per poi lasciarci senza un euro in tasca a protestare inutilmente davanti alle banche. Tutti vorremmo infine vivere nel «Paese dei balocchi», a cui si accede facilmente con il Gratta e vinci o con una comparsata al Grande fratello.
Non c’è quindi nulla di più attuale e adulto di Pinocchio, un personaggio italianissimo oggi come allora, che non perde smalto ma al contrario ne acquista di decennio in decennio.
Insomma, i tipi di Pinocchio si sono trasferiti dal libro che li narra al costume e alla lingua di noi italiani. Attualissimo infine il messaggio di Collodi. In una società dove i quarantenni vengono ancora percepiti come degli eterni ragazzi, la vera sfida degli italiani è iniziare a crescere, non avere paura delle responsabilità, prendere in mano la propria vita e accompagnare quella delle persone che ci amano, come fa Pinocchio in mare verso la salvezza portandosi Geppetto sulle spalle.
A proposito, in tempi di child adoption, di famiglie allargate, di genitori disperati e senza più lavoro, e di figli che si vendono i libri di scuola per acquistare l’ultimo smartphone, Le avventure di Pinocchio sono anche lo specchio dei nostri tempi.
Se poi pensiamo che un regista eccelso come Stanley Kubrick nell’ultima sua opera ha sentito la necessità di raccontare in Intelligenza Artificiale la storia del nostro burattino di legno, ambientandola alla fine dei tempi, come ultimo desiderio umano, vuol dire che Pinocchio è tutto meno che un libro per fanciulli.
Ma al termine di questo post scommetto che vorrete conoscere il vincitore, in fondo siamo qui per questo. Vi dirò allora che la scelta non è stata facile perché le quattro quarte sono tutte valide. Ritengo però che quella di Michele è «la più quarta di tutte». Primo perché inizia con un passo interessante, simpatico e non scontato di Pinocchio; poi perché ipotizza degli apparati bibliografici e letterari per approfondire i temi trattati dal romanzo, rivolgendosi quindi esplicitamente agli adulti; terzo, perché non cede alla tentazione di riassumerci il libro, che conosciamo tutti, ma sceglie di citare Calvino o addirittura i vangeli apocrifi, aprendo al lettore mondi nuovi e interpretazioni interessanti. Bravo Michele.
E per concludere il premio: che cosa potevo mettere in palio per la quarta di un romanzo pieno di bugie dal naso lungo? Ovviamente un altro libro, anch’esso zeppo di bugie: Filosofia della bugia. Figure della menzogna nella storia del pensiero occidentale, di Andrea Tagliapietra. Tutti i Pinocchi sono convocati.