L’insetto lettore

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Ore 1.13 della notte. Col dizionario d’italiano aperto davanti a me, sto riordinando degli appunti presi durante la giornata.
Da una settimana, oltre al blog, ho iniziato ad annotare su fogli di brutta quello che mi capita, per poi trascriverlo alla sera su dei quadernetti, preda di un’inspiegabile smania ottocentesca da zibaldone leopardiano.
Mentre ricopio una frase che mi è venuta in mente per strada pensando ai politici nostrani («A furia di non sparare sul pianista, i pianisti la fanno sempre franca», frase che potrei mettere in bocca a qualche personaggio di una storia futura ed eventuale), con la coda dell’occhio catturo un movimento sul vocabolario: un minuscolo insetto di un centimetro, due antenne davanti e sei zampette a trazioni integrale dietro, scorrazza a pagina 2115 tra le parole rilevanza in alto a sinistra e rimandare in basso a destra.
Cerco di immaginare la sua visuale, a contatto fisico con gli enormi lemmi in neretto, le sillabazioni, le accezioni, i generi grammaticali, i rimandi, le aree più scure che evidenziano le note d’uso sulla pronuncia.
Si muove sulla pagina zigzagando. Va deciso in una direzione, punta a riluttanza. No, ci ripensa, inversione di centottanta gradi. Scende lungo lo spazio bianco tra le colonne, sterza a sinistra verso riloga. Inizio a sospettare che stia cercando una parola che ha sulla punta della lingua, pardon, della proboscide (ammesso che si chiami così la sua appendice boccale), ma che non riesce a ricordare. Non è riloga, perché ci passa sopra con indifferenza, lanciandosi verso il centro del vocabolario.
La costa interna del vocabolario per il piccolo esserino è un declivio che precipita come una cascata. Infatti arriva a fondo valle a testa in giù, ma già si inerpica sul versante opposto, pagina 2114: un’arrampicata difficile per noi, come quando scorgi il rifugio alpino cento metri sopra la tua testa, e pensi che non ce la farai mai a raggiungerlo. Ma l’insetto no, non fa fatica, copre la pendenza in un attimo, non va certo a rilento, anzi lo sorpassa e prosegue verso rilanciare, rigustare, rigurgito per fermarsi nella parte alta della pagina, quasi all’angolo sinistro, su rigurgitare.
Ora esamina il lemma girando due o tre volte su se stesso, forse stupito dal suo significato (lo immagino da come muove le antennine, l’una indipendente dall’altra, quasi litiganti).
Poi non lo vedo più, è già volato via. Rigurgitare non gli è piaciuta, quella parola non l’ha proprio digerita.

Post scriptum: se non avete idea di quanto sia elevata la pendenza al centro di un vocabolario, andate su un qualsiasi volume a pagina 2114 e vi renderete conto di cosa voglio dire.

7 commenti

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7 risposte a “L’insetto lettore

  1. Un po’ come facciamo noi nel tentativo di muoverci lungo il cammino della vita.

  2. Che carina questa storia! Grazie di averla condivisa. Non ricordo l’ultima volta che ho aperto un vocabolario (in versione cartacea), ma da bambina avevo una grande passione per il dizionario latino di mia cugina più grande. Mi sembrava talmente… possente, così grande ma dalle pagine così sottili. Chissà che effetto può avere su un piccolo insetto!

    • Cara Lisa, non potevo non raccontarla. Mi è capitata letteralmente davanti. Una cosa bella della scrittura è proprio quella di narrare piccole storie che ci capitano, letterarlmente, a un passo dal naso. C’è chi va in Patagonia, Chatwin per esempio. E chi narra da dove sta scrivendo, io. Con questo non voglio dire che mi paragono a Chatwin. Mi mancano i soldi per viaggiare, purtroppo. Allora si fa quel che si può sul posto.

      • Vorrei dirti della mia esperienza, non per vantarmi ma per motivarti. Non servono soldi per viaggiare, devi solo prendere un biglietto e partire. Io sono stata in 32 Paesi e non ho mai avuto più di 3000 euro sul mio conto in banca. I soldi si fanno strada facendo, non prima di partire.
        E’ bello che tu scriva delle tue esperienze recenti e quotidiane, io ho provato tante volte a scrivere dei posti e delle esperienze che facevo sulla via, ma mi succede una cosa strana, chissà che tu non possa aiutarmi a capirne il perché. Non riesco mai a scrivere di cose recenti, mi blocco, mi sembra di non avere nulla da dire. Riesco solo a parlare di esperienze lontane nel tempo, quando purtroppo la freschezza dell’avventura si è spenta e i particolari sono sbiaditi nella mia mente. Secondo te perché? Ti è mai capitato?

      • Una domanda impegnativa, la tua. Ci sarebbe da aprire un blog per rispondere su questo argomento, creare un diario di viaggio online. Tu potresti farlo, se già non l’hai fatto. 32 Paesi! Una ricchezza immensa. Il segreto per scrivere dei piccoli incontri quotidiani mentre si viaggia, per come la vedo io, è di non provare a dire qualcosa di importante, di profondo, di unico, di strutturato, ma descrivere solo ciò che vedi. Ieri sera, per esempio, ero in stazione ed è passato un treno merci. Ho aperto il mio taccuino e ho scritto: vagoni di un treno merci sfilano lenti e indifferenti, possenti e freddi. Volontà di conquista dell’industria che muove se stessa lungo binari morti. Potevo anche evitare la seconda frase, bastava la prima e avanzava. Che volevo dire? Nulla. Quelle due righe non servono a un progetto, a un romanzo, alla parte pubblica della scrittura, ai follower. Però è una considerazione fresca, personale, legata a quell’attimo, ma è anche in una certa misura condivisibile con altri. Potrebbe entrare in uno scritto, oppure no. Non avrei comunque problemi a postarla così com’è, per qualcuno potrebbe essere interessante, richiamare alla mente le sue esperienze passate, per altri potrebbe non volere dire nulla. Annota da domani ciò che vedi, specie se viaggi, e riportalo senza pensare se sia utile. Scrivilo e basta. Poi me lo spedisci, e io lo leggo. Magari interessa anche ad altri.

  3. Grazie dell’offerta, la terrò a mente. Ci proverò e ti farò sapere!

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