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Aforisma

«Saggezza predigerita».

Ambrose Bierce

 

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Scribacchino

«Scrittore professionista le cui vedute sono in disaccordo con le nostre».

Ambrose Bierce

 

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Matto (sost. masc.)

Affetto da un alto grado di indipendenza intellettuale; non conforme ai modelli di pensiero, parola e azione, che la maggioranza ricava dallo studio di se stessa. In poche parole, diverso dagli altri.

Ambroge Bierce

 

Post scriptum: leggere quanto prima tutto Bierce.

 

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Operazione di pulizia

«Qualunque oggetto intenda descrivere, uno scrittore dovrebbe riuscire a mostrarcelo come se ci apparisse davanti per la prima volta, ossia ripulito dagli stereotipi».

Matteo Marchesini

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De crowdfundingbus

Invece la richiesta che mi faceva era che lui aveva pensato a un romanzo molto ambizioso che aveva cominciato una campagna di crowdfunding se lo potevo aiutare, mi aveva chiesto, e mi aveva riassunto anche la trama del romanzo io non ero stato attento mi ero fermato alla parola crowdfunding. Che il crowdfunding, se non mi sbagliavo, era una cosa che funzionava così: uno che voleva fare un film, un libro o un disco si rivolgeva ai suoi lettori, spettatori o ascoltatori e chiedeva i soldi a loro. Dopo, quando aveva poi i soldi, se arrivava ad averli, faceva il film, il libro o il disco, se non ci arrivava, cioè se non si era raggiunta la cifra che serviva, i soldi tornavano indietro a chi li aveva offerti.
Ecco, secondo me, quando uno comincia a scrivere, il fatto che tutto il tempo si dedica alla scrittura possa essere, forse, del tempo buttato via, il fatto che se non trova, alla fine, una casa editrice disposta a spendere dei soldi per pubblicare le cose che lui sta provando a scrivere, il fatto che quelle ore che passa, tutti i giorni e tutte le notti, a provare a mettere insieme qualcosa di sensato possano essere, anche, delle ore buttate via, ecco questo fatto per me era un fatto positivo, che dava, a quei tentativi, un carattere disperato del quale secondo me poteva esserci anche bisogno. Se ci fosse stato il crowdfunding, per esempio, ai tempi di Kazimir Malevič, e Malevič avesse mandato una mail alla sua mailing list dicendo che voleva fare un quadro dove c’era un quadrato nero su fondo bianco, e che aveva bisogno di duemila euro, ecco probabilmente non avrebbe convinto molta gente a finanziarlo, e noi, forse, saremmo senza suprematismo e senza arte astratta. O se ci fosse stato il crowdfunding ai tempi di Honoré de Balzac, e Balzac avesse scritto alla sua mailing list che gli era venuto in mente di continuare, in prosa, La divina commedia di Dante Alighieri e di fare una serie di romanzi che si sarebbero chiamati La comédie humaine e dove i personaggi ritornavano di romanzo in romanzo, ecco non so quanti conoscenti di Balzac l’avrebbero finanziato, e La comédie humaine probabilmente non sarebbe esistita il mondo sarebbe diverso, in un certo senso. Che io, non so, una volta, l’estate scorsa, si votava nel comune dove abito io, Casalecchio di Reno, e mi avevano suonato alla porta due ragazzi per convincermi ad andare a votare per il candidato del Partito democratico e io gli avevo detto che c’era un requisito minimo, per ottenere il mio voto: non avere la faccia tosta di candidarsi. Uno che non si candida, potrei anche votarlo, gli avevo detto, uno che si candida no. Allo stesso modo, avevo detto a Igor Miti, c’era un requisito minimo, per far sì che io fossi disposto a finanziare un’opera d’arte, cioè che l’artista (regista, scrittore o musicista che sia) non avesse la faccia tosta di chiedermi di finanziarlo. Se non me lo chiedono, potrei anche finanziarli, se me lo chiedono no, gli avevo detto, e Igor Miti aveva messo giù e non mi aveva più telefonato.

Paolo Nori, Manuale pratico di giornalismo disinformato, Marcos y Marcos

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Antiche pazzie

Libri quosdam ad scientiam, quosdam ad insaniam deduxere (*)

Francesco Petrarca

 

Post scriptum: (*) I libri fecero diventare dotti alcuni, pazzi altri.

Fin dai tempi antichi librai e psichiatri hanno un grande problema in comune: i primi cercano come matti nuovi spazi dove esporre i libri, i secondi nuovi ambienti dove riporre chi li ha scritti.

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Di cosa si parla quando si parla di ispirazione

A un certo punto scrisse una canzone: Quelli che.

Una canzone rivoluzionaria per la scrittura: si arrivava da cantautori che scrivevano canzoni molto raccontate, c’era sempre una storia, tipo «lunga e dritta correva la strada…» (con l’eccezione di De Gregori, che usava immagini molto più vicine alla poesia). Mentre io cercavo la sintesi, l’impazienza del rock.

Quella fu, secondo me, la prima volta di una canzone tutta svolta intorno a una frase, quasi uno slogan come piaceva a me: «quelli che vomitano», «quelli che non si divertono mai neanche quando ridono», eccetera. Penso mi abbia ispirato quando mi è venuta in mente l’idea di Siamo solo noi.

Vasco Rossi

 

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In esilio

«Quando ci si sente incapaci di scrivere, ci si sente esiliati da se stessi».

Harold Pinter

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Consiglio criminale

«Avrei potuto scrivere meglio, ma se lo facevo non mi avrebbero pubblicato».

Raymond Chandler

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Citazione, che passione / 1

Presento al pubblico per la nona volta questo saggio di un repertorio italiano di citazioni storiche e letterarie. Gli imitatori ch’esso ha avuto, sono molti, e anche qualcuno poco discreto nel saccheggiarlo; ma quando cinquant’anni fa, nel 1894, uscì in luce la prima edizione di questo libro, nella patria letteratura poco esisteva in tal genere e forse la miglior cosa era quel catalogo della «Grande esposizione universale di Rettorica usata antica e moderna», che lo scrittore bizzarro che si celava sotto lo pseudonimo di Yorick (avv. P. Coccoluto Ferrigni) pubblicò nell’Almanacco del Fanfulla pel 1873. Ma se il dilettante di umorismo poteva divertirsi di più leggendo di quella Esposizione che doveva inaugurarsi il giorno delle Calende Greche per chiudersi soltanto il giorno del Redde rationem, e restare aperta al pubblico tutti i giorni dal mattino della vita fino all’ora dei delitti (prezzo del biglietto d’ingresso: un obolo… di Belisario), non sarà immodestia di pensare che il ricercatore, pure divertendosi meno, consulterà con qualche maggior profitto il repertorio mio. Non vi si troveranno frasi peregrine o inedite, ché anzi uno dei requisiti per poterle ammettere in questo repertorio, è che siano frasi generalmente conosciute. E allora perché il repertorio, se tutti o quasi tutti le conoscono? Ma se tutti ripetono con compiacenza, e si valgono liberamente di simili motti, sentenze, modi di dire, passati ormai nel dominio comune, e diventati per così dire la moneta spicciola della erudizione e della letteratura, non sempre tutti ne conoscono l’autore, l’origine, e talora neppure l’esatto significato. Anche poi di frasi più conosciute, e che ognuno sa essere di autori notissimi, non sempre si ricorda con precisione da quali passi delle loro opere siano tolte, ciò che pure è curiosità scusabile, anzi ragionevole. E perciò non si faccia meraviglia il lettore se incontrerà dei versi di Dante, del Petrarca, o di altri valentuomini dello stesso peso, versi che ogni persona, mediocremente colta, sa a memoria: ma è egli sicuro di ricordarsi con esattezza il canto, il sonetto ecc. cui appartengono? E neppure si meravigli se accanto a queste gemme del nostro tesoro letterario, troverà delle ciance scipite, degli orribili versi tolti dai melodrammi più in voga o dai drammi di repertorio e perfino dalle più scollacciate operette, giacché alla scelta delle frasi citate non ha presieduto nessun criterio etico o estetico, ma soltanto quello della maggiore o minore notorietà. Anche quelle scorie si citano spesso, e ricorrono nella conversazione, talora adattate ad altri significati dal primitivo, anche più di frequente di sentenze più nobile e più gravi, perciò il pubblico ha il diritto di trovarle qui, e di sapere il loro stato civile. Insomma questo che io faccio è un vero Manuale del perfetto citatore, da cui si deve apprendere l’arte di citare esattamente, arte più difficile che comunemente non si creda, poiché

L’exactitude de citer, c’est un talent beaucoup plus rare que l’on ne pense («l’esattezza delle citazioni è una virtù assai più rara che non si pensi»).

(Bayle, Dictionnaire, art. Sanchez, Remanques)

 

Giuseppe Fumagalli, Chi l’ha detto?

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