Una giovane donna si trova sperduta nel quartiere parigino di Montmartre, intorno a lei una scura coltre di buio. La giovane cammina fra i vicoli costeggiando un lungo muro, ha paura, entra finalmente in una casa. Sale le scale, comincia a intravedere una luce, si trova nel mezzo di un bar frequentato da uomini ubriachi. Gli uomini si avventano su di lei: la vogliono rapinare, forse abusarne. La donna urla di terrore, i maniaci la legano, la buttano in un fiume, aspettano sulla riva di vederla divorata dai topi. La donna sprofonda nell’acqua, comincia a dondolare. Si sente soffocare. Una mano la scuote, si sveglia, finalmente la voce amica del dentista: «Tutto fatto signora. Mezza corona, prego!»
Alfred Hitchcock con Helgaldo
Si potrebbe riscriverlo usando una figura retorica. Per esempio, la similitudine.
Una donna, giovane come un fiore spuntato a maggio… riscriviamolo con tutte quelle che ci vengono in mente. Chi ha voglia di provarci?
Scusa, ma questa volta preferisco non partecipare. La differenza tra: “Una giovane donna si trova sperduta nel quartiere parigino di Montmartre…” e “Una donna, giovane come un fiore spuntato a maggio…” è troppo marcata per la mia sensibilità artistica. Naturalmente, meglio la prima. 😛
Che peccato, le tue similitudini sarebbero state una spanna sopra gli altri. Comunque se ci ripensi qui c’è spazio…
Ma naturalmente io!
Una donna, giovane come una farfalla appena uscita dal suo bozzolo, si trova sperduta nel quartiere parigino di Montmatre, intorno a lei una coltre di buio scura come una notte d’inverno.
La giovane cammina fra i vicoli costeggiando un muro lungo come un strada senza sbocco, ha paura, entra finalmente in una casa. Sale le scale, comincia ad intravedere una luce, si trova nel mezzo di un bar frequentato da uomini ubriachi come gli arzilli partecipanti di un addio al celibato. Gli uomini si avventano su di lei come lupi affamati dopo giorni di caccia grama: la vogliono rapinare, forse anche abusarne. La donna urla di terrore, come una foca braccata dai suoi predatori, i maniaci la legano, la buttano in un fiume, come guerrieri stanchi aspettano sulla riva di vederla divorata dai topi. La donna sprofonda nell’acqua, comincia a dondolare. Si sente soffocare come un essere umano sepolto vivo. Una mano la scuote, si sveglia, finalmente la voce del dentista amica come una mano poggiata sulla spalla: “Tutto fatto, signora. mezza corona, prego!”.
Marina, sei una grande! Più tardi ci provo anch’io… spero di non farmi influenzare troppo dalla tua versione.
Una giovane donna, sperduta nel quartiere parigino di Montmartre come un ago in un pagliaio, è assediata dallo scuro sipario della sera. La giovane cammina fra i vicoli; cammina costeggiando un lungo muro. Cammina, ha paura; cammina ed entra finalmente in una casa. Le scale sale, comincia a intravedere una luce, non cieca nel buio, si trova – Ah! sorte ria e beffarda! – nel mezzo di un bar frequentato da uomini ubriachi. Gli uomini si avventano su di lei: la vogliono e non si curano se lei voglia. Il terrore urla dalla sua bocca, i maniaci la legano con mille giri di corda, non la salvano dall’essere gettata nel fiume, aspettano che sulla riva i topi allegri pascano del suo corpo. La donna sprofonda nell’acqua come un sasso, dondola e si divincola insieme. Respira senz’aria. Una mano, nera e feroce, la scuote, la sveglia, la riporta alla realtà. Finalmente la voce amica, gentile parola, del dentista: «Tutto fatto signora, come un ballo di carnevale. Mezza corona, prego!»
CAST (in ordine di apparizione):
Allegoria
Allitterazione
Anafora
Anastrofe
Antitesi
Apostrofe
Ellissi
Eufemismo
Ipallege
Iperbole
Litote
Prosopopea
Similitudine
Zeugma
Ossimoro
Endiadi
Climax
Chiasmo
Analogia
scusa… ma tutte fare tutte similitudini mi sembrava bello come mangiare un chilo di panna montata (e così ti ho fatto anche la similitudine) 😉
Sono strabiliato e commosso. La tua versione è fantastica, oltre le possibilità di noi comuni mortali scribacchini. A lungo ho cercato un brano neutro, scritto nel modo più impersonale possibile, senza velleità letterarie e che potesse quindi diventare la base per dei giochi di parole che ricalcassero gli Esercizi di stile di Queneau. Questo breve passaggio di Hitchcock, che ho leggermente ritoccato per renderlo del tutto insipido era l’ideale. Partendo dalla similitudine volevo poi proporlo con altre figure che hai usato nel tuo elenco. Da una parte me l’hai bruciato, dall’altra è la dimostrazione di quanto sia adatto al gioco. Ma tu questo l’hai capito appena letto. Complimenti.
Esagerato. È solo che oggi mi hanno fatto girare le scatole al lavoro e non ho trovato di meglio, per smaltire, che scorrere un elenco di figure retoriche avanti e indietro. Applicando bovinamente la successiva, a meno che non fosse davvero troppo sforzata.
Mi dispiace se ti ho bruciato il gioco. Io ne ho fatto uno zibaldone; tu, che sei uno raffinato, volevi farne una grappa di monovitigno. Però si può continuare a giocare, dai 🙂
Continueremo sicuramente, anche perché ho notato che si trascura quasi completamente la retorica nella scrittura dei blog. Invece renderebbe più espressivi ed efficaci i post, qualsiasi sia l’argomento che si tratta. Ma se si inizia a usare, anche per gioco, poi ci si appassiona.
Fantastico! Vado a cercare ipallage, zeugma, climax e chiasmo perché proprio non me le ricordo!
Ma nel testo sono contemplate tutte?
Ti hanno fatto davvero inc****re oggi in ufficio! 🙂
Nella mia versione ci sono tutte, una per frase (più o meno). Se un giorno sentirete che uno al lavoro ha fatto una strage, non pensate all’ISIS, pensate a me 🙂
http://www.parafrasando.it/METRICA/Figureretoriche.html
Complimenti per il lavorone… e per l’utile link 🙂
È ora del mio turno… Che fatica però… E mi sento anche un po’ stupido.
Una donna, giovane come una gemma a primavera, si trova sperduta tale e quale a un neonato senza madre nel quartiere parigino di Montmartre, intorno a lei una scura coltre di buio simile alla pece. La giovane cammina fra i vicoli costeggiando un lungo muro allo stesso modo di un cieco col bastone, ha paura come una volpe inseguita dai cani, entra finalmente in una casa. Sale le scale, comincia a intravedere una luce che assomiglia a un faro nella nebbia, si trova nel mezzo di un bar frequentato da uomini ubriachi come marinai in libera uscita. Gli uomini si avventano su di lei come cani su di un osso: la vogliono rapinare, forse abusarne. La donna urla di terrore come un’anima posseduta dal demonio, i maniaci la legano come si fa con i matti al manicomio, la buttano in un fiume come un sacco pieno, aspettano al pari di pescatori immobili sulla riva di vederla divorare come formaggio dai topi. La donna sprofonda nell’acqua come un corpo nelle sabbie mobili, comincia a dondolare come una barca legata al molo. Si sente soffocare allo stesso modo di un impiccato alla corda. Una mano la scuote come un fuscello, si sveglia come da un incubo, finalmente la voce amica del dentista: “Tutto fatto signora. Mezza corona, prego!”
Ma complimentoni: il numero delle tue similitudini è nettamente superiore! È tutto un tripudio di “come”.
Però, onestamente, il lavoro di Michele supera ogni fatica!
Dobbiamo sentirci tutti stupidi? 😉
Michele è stato eccezionale, e si è portato avanti. Ma noi piano piano, lemme lemme, cacchio cacchio vedrai che lo riprendiamo con le prossime prove… Se pensa di averci seminati si sbaglia di grosso. L’importante è divertirsi con questi giochi di parole, che a mio parere potenziano le capacità espressive di chiunque voglia cimentarsi con la scrittura. Sarebbe bello che qualcuno di aggiungesse con altre similitudini. Ma chi ne avrà il coraggio dopo aver letto le nostre versioni? Solo temerari potrebbero arrischiarsi.
Coraggio, dunque, arrischiatevi in tanti! 😉
Come dicevo scherzando (ma seriamente) le figure retoriche sono come la panna montata. Buona quando è poca. Tutto un brano, fatto solo di similitudini, è ingestibile. Non che fatto solo ad allitterazioni vada meglio.
Il mio è un po’ più leggibile proprio perché non c’è due volte la stessa figura; questo non toglie che comunque sia tutt’altro che godibile.
Con la mia fuga in avanti, al limite, ho forse dimostrato che una figura vale l’altra: le ho applicate a caso, in ordine quasi alfabetico e senza ragionare e non è stato difficile adattarle a quasi ogni situazione.
Non mi attento a partecipare dopo che Michele ha fatto piazza pulita di tutte le figure retoriche! Il solito secchione. Io mi ritiro con la coda tra le gambe.
Qui mi si usa come scusa per non fare i compiti, e solo perché il cane non può mangiarsi i commenti! 😛