ATTO PRIMO
MARINA GUARNERI
«Siamo ciò che scriviamo.»
ATTO SECONDO
HELGALDO
«Siamo ciò che scriviamo?»
ATTO TERZO
« »
ATTO PRIMO
MARINA GUARNERI
«Siamo ciò che scriviamo.»
ATTO SECONDO
HELGALDO
«Siamo ciò che scriviamo?»
ATTO TERZO
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No, non lo siamo!
😛
[Due fogli bianchi, in scena, si guardano e guardano il pubblico senza parlare. Una voce fuori campo dice: “E noi alberi paghiamo per tutti!”]
Il foglio bianco, sconsolato, dice all’altro: “sono uno specchio senza riflesso”
Un foglio bianco, con su disegnato uno specchio, si presenta in scena. Una voce fuori campo dice: “Questo non è uno specchio.”
Sipario.
ATTO QUARTO
Un foglio con su disegnato uno specchio e uno specchio con su riflesso un foglio si incontrano per strada
ATTO QUINTO
Scriviamo ciò che siamo: i primi numeri della Serie di Fibonacci.
“Scriviamo ciò che siamo.”
Marina e Helgaldo scrivono su un foglio bianco poi lo sollevano mostrando al pubblico quel che hanno scritto.
(To be continued…)
ATTO SESTO
Entra il coro:
Ma se siamo ciò che scriviamo e scriviamo ciò che siamo e se qualcuno ha detto che l’uomo è ciò che mangia, si potrebbe tranquillamente dire che la vita è nutrirsi di scrittura?
L’uomo è ciò che mangia
Scriviamo ciò che siamo
…
Il sillogismo spiega perfettamente il problema dell’editoria 😛
Niente commenti: lo so da me che non sono una persona seria.
ATTO SETTIMO
Fra ttutti quelli c’hanno avuto er posto
De scritori de tteatro, nun z’è mai visto
Un atto rugantino, un atto tosto,
Un atto matto uguale all’atto sesto.
E nun zolo è da dì che dassi er pisto
A qualunqu’atto che j’annava accosto,
Ma a lo specchio je menò pure tosto,
E nemmanco lo roppe d’anniscosto.
Aringrazziam’Iddio c’adesso er guasto
Nun po’ ssuccede ppiù che vienghi un fusto
D’arimette al palco quel’incrasto.
Perché nun ce po’ èsse tanto presto
Uno scritore tarmente ignavo
De mètte fora l’atto ottavo.
Siete dei grandi commediografi, tutti quanti. Un po’ assurdi forse, ma grandi. Siete tutti scritturati per la prossima stagione teatrale. 🙂
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