Contro i manuali

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Dopo tanti anni non ho ancora capito se sono io che non vado d’accordo con i manuali o se sono loro a guardarmi con disprezzo. È però un dato di fatto che dopo poche pagine di affiatamento e sintonia, di amore e ottimismo, si intravedono le prime crepe nel rapporto Helgaldo-manuale.
Se si potesse andare tutti insieme da un «consulente manuale», giuro, l’avrei già fatto. Ma questa figura professionale, stranamente, non è stata ancora inventata. C’è il coach sportivo che ti fa arrivare primo nelle gare, ma manca una figura a metà tra lo psicologo e il guru che salvi il rapporto fra te e la manualistica.

Quando apro un manuale, qualunque manuale, e inizio a leggere mi sento come un giovane di belle speranze. Se adesso sei a terra, depresso, incerto, volubile, incapace di realizzare un qualsiasi obiettivo, non ti preoccupare: ci mettiamo comodi, dice il manuale, e ti spiegherò che cosa devi fare, qual è l’atteggiamento mentale negativo che ti frena, e poi tra qualche capitolo ti darò la soluzione. Ma prima devi fare il bravo, analizzarti a fondo, prendere un pezzo di carta, stilare una lista di debolezze, punti di forza, interessi, sogni – i sogni non muoiono all’alba, ricorda – e vedrai che applicando i segreti stampati nel manuale, per pochi spiccioli diventerai un uomo o una donna di successo.

Niente, non ci riesco. Ci credo fino a pagina quindici, quando ancora stiamo sulle generali, e il manuale capisce perfettamente le mie difficoltà, ma poi iniziano i dolori. Ecco apparirmi all’improvviso già a pagina 16 una scheda. Di qui, in verticale, ci sono delle caselline che contengono parole tremende: sul lavoro, a casa, sviluppo personale. Di là, in orizzontale, dovrei immaginarmi cosa ipotizzo a breve e a lungo termine. La sintesi di tutto questo è contenuta in un titolo che incombe sulla tabella, titolo da tribunale kafkiano o da giorno del giudizio, due parole che hanno il potere di terrorizzarmi: obiettivi personali.

Caro manuale, perché mi hai abbandonato? Prima di tutto sono depresso, non ti compravo di certo se stavo bene. Ho in mente solo la morte e tu mi chiedi degli obiettivi a breve-lungo termine. Allora parlo a vuoto. Magari il tuo autore si sta informando dall’editore su quante copie sta vendendo il suo manuale e un attimo dopo è morto stecchito. Cosa credi? La falce può mietere all’improvviso in questo istante, colpisce anche chi scrive i manuali, e tu vuoi che ti dica quali sono i miei obiettivi a lungo termine. Nel lungo termine non ci sono obiettivi, l’unico obiettivo è finire tre metri sotto terra. Ma anche nel breve, nel brevissimo non si può dire. Giri l’angolo e ti rubano il portafoglio, piove e non hai l’ombrello, incontri tua madre a spasso con l’amante. Meglio starsene rintanati e non avere nessun tipo di speranza verso il futuro prossimo o lontano.

Mi chiedi «sul lavoro»? Non ce l’ho un lavoro, se no non compravo il manuale su come trovare lavoro; oppure l’avevo e mi hanno licenziato, se no non compravo il manuale su come ritrovare lavoro. Dici «a casa». A casa di chi? Non ce l’ho una casa: l’ho persa quando ho perso il lavoro. Sviluppo personale. Se mi fossi sviluppato sarei alle Bahamas con la camicia a fiori, il panama in testa e il drink in mano, spaparacchiato a godermi un tramonto, quello sì da sogno che non muore. Invece non sono andato oltre la terza media e tu mi parli di sviluppo personale.

Quelli che scrivono i manuali per star bene, per arrivare primi nella vita, per scrivere un best seller che venderà un milione di copie, magari due, hanno in comune la stessa motivazione perfida: far sentire stronzi gli stronzi come me. Prima ti vogliono aiutare a risolvere i tuoi problemi, ti dicono che hanno la soluzione, che ce la puoi fare, ma poi tra le righe ti fanno capire che per migliorare devi essere uno con le palle, uno che nella vita lotta, uno che ha un sacco di risorse morali e materiali, uno che in fondo non ha problemi né in casa né fuori. Ma se stavo da dio perché ti avrei comprato, caro manuale?

13 commenti

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13 risposte a “Contro i manuali

  1. Per esserti utile un manuale, devi essere come uno che dei manuali non se ne fa niente… XD

  2. miscarparo70

    Il manuale è come uno che ti prende l’ombrello, per poi prestartelo se piove. Forse.

    Ma forse non era neppure il manuale, il soggetto di questa storia…

  3. L’ho sempre pensato anch’io. Recentemente ho sentito in radio una persona abbastanza celebre con i suoi manuali che tutto sommato mi attirano anche, anche se in generale non leggo manuali mi annoiano, per fare il burro di cacao in casa, comprate: questo, quello e il burro di cacao!
    Giuro. Boh. Mi sembra sempre un po’ questo il fulcro, quello di dire “grazie eh! Sai che scoperta!” Sul lato psicologico poi si cavalca l’onda di depressioni magari gravi e patologie serie e si vendono illusioni un po’ furbamente. Io poi figurati vado in crisi con le istruzioni dei giochi da tavola.

  4. I manuali non sono mai sinceri: fanno finta di darti la soluzione o di insegnarti a fare qualcosa, ma in realtà la “formuletta magica” (ammesso che esista) se la tengono per sé gli autori, mica sono scemi che ti svelano il “gran segreto”. In quelli di cucina, ti omettono un ingrediente fondamentale, negli schemi per lavorare i modelli a maglia, ti spiegano male un passaggio… Ti tocca sempre improvvisare e mandare a quel paese il manuale che, però, nel frattempo, hai comprato!

    • miscarparo70

      A me viene da pensare che nemmeno Gesù Cristo ha lasciato il manuale del buon cristiano. Quello l’hanno fatto solo dopo; lui, le cose, le faceva e basta. Che non dico per i miracoli (Camminare sull’acqua. Occorrente: 2 milioni di litri d’acqua, sandali impermeabili, fede q.b.), ma anche per le cose più banali (Tipo: quanto posso portare in detrazione quando do a Cesare?). Avrebbe fatto un successone; ma a lui (Lui?) interessavano le cose vere, mica vendere…

    • Sono degli inganni da… manuale.

  5. Grilloz

    Parlo io che di manuali ne uso un sacco, i manuali servono, eccome, ma servono dopo aver studiato 7 anni ingegneria (lo so quelli bravi ce ne mettono 5), servono a ritrovare la formuletta che non puoi ricordare, servono come estensione della memoria, ma devi saper prima cosa e dove cercare. Insomma niente strade facili al paradiso dell’ingegneria.
    Ma forse parliamo di manuali diversi 😛

    • Potresti scrivere un manuale su come si diventa ingegneri in dieci facili mosse. 🙂

      • Grilloz

        1) Lascia perdere
        2) Devo proprio andare avanti?
        3) Guarda che non è come sembra.
        4) Oh, io son finito in Germania.
        5) No dai, non dirai sul serio.
        6) Perché ingegneria?
        7) Perché?
        8) Fermati finché sei in tempo.
        9) Ok, io ti avevo avvertito.
        10) Iscriviti al poli, in fondo sono solo 30 esami, se sei arrivato fin qui nella lettura di questo manuale cosa vuoi che sia?

      • Ora non resta che scriverlo… 😀

      • Grilloz

        Non era abbastanza manuale? 😀

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