Billy Budd, lo stellare Vere

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Se il nostro Billy Budd ha riscosso consensi nei primi due capitoli, nei successivi tre caratterizzati da digressioni ha fatto un po’ arricciare il naso. La fiducia in qualcuno resta alta ma va ripagata in fretta per non incorrere nella noia e nel disinteresse, che è il peccato peggiore che possa nascere dalla lettura. Vediamo allora se il capitolo 6 e 7, che sono collegati e quindi vanno trattati insieme, come mi ha suggerito di fare qualcun altro, faranno risalire il termometro della fiducia.

Il capitolo sei, mi fa notare un lettore attento, inizia con un’avversativa: ma. «Ma a bordo della sessantaquattro […] nulla di evidente […] avrebbe suggerito […] che il Grande Ammutinamento fosse evento recente». Ergo, i capitoli sul Grande Ammutinamento riferito in quelle digressioni potevano essere saltati e forse eliminati dal testo. Teniamo in sospeso questa osservazione, che mi pare giusta a questo punto della lettura, una lettura in diretta, e vedremo in seguito se si rivelerà esatta.

Chi sperava nel ritorno di Billy Budd, finora poco presente sulla scena, resterà deluso. In questi due capitoli viene introdotta la figura di Edward Fairfax Vere, il capitano della Bellipotent, noto con l’appellativo di «Stellare Vere». Dedicare ben due capitoli a un personaggio gli dà un’importanza decisiva nella storia, spero non sia anche questa un’altra digressione di Melville. Il nostro narratore ce lo vuole raffigurare, ma non come faremmo noi oggi per via diretta facendolo parlare o pensare.

Vi chiedo una conferma, ma per quel che ho capito ce lo indica nel capitolo 6 dall’esterno, da lontano, indirettamente, dicendoci del suo censo – aristocratico ma non vacuo –; del suo aspetto non marziale, specie a terra, che non dava a chi lo incontrasse per la prima volta la sensazione di trovarsi di fronte a un soldato di alto grado; una modestia spontanea e virile, tale per cui quello Stellare Vere nasce non dalle sue qualità straordinarie in guerra, ma dal complimento orgoglioso rivoltogli da un cugino dopo un ritorno vittorioso da una battaglia: «Mio Stellare Vere!». E poiché bisognava distinguerlo da un altro Vere, lontano congiunto, gli restò l’appellativo anche a bordo della Bellipotent. Ma nulla a che vedere con un eroismo da romanzo marinaresco.

Come vedete, per me questo è un ritratto esterno, che non entra nella psiche. Al contrario, il capitolo successivo ce lo racconta dall’interno, o quanto meno da vicino. Un uomo solo sul ponte della Bellipotent, con molti sottoposti ma senza un vero dialogo confidenziale con qualcuno. L’amore per i libri, per cui «mai si metteva in mare senza una biblioteca fornita di fresco»: libri di storia, filosofia, biografie, «libri che trattavano di uomini e d’eventi effettivi». Può una scelta di libri raccontare il carattere di un uomo e quindi anche di un personaggio? Lascio a voi la risposta, io me la sono già data.

Un nobile individuo, quindi, equilibrato e onesto, riservato ma deciso nelle scelte se il momento lo richiede. Staremo a vedere come si comporterà se ci sarà richiesta.

A proposito, tanto per allargare il campo, ma voi come li introducete i vostri personaggi?

36 commenti

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36 risposte a “Billy Budd, lo stellare Vere

  1. (S)punto di (s)vista

    Non si può che leggere insieme i due capitoli che parlano del capitano Vere, Stellato Vere, distinguendolo da un parente anch’esso sulla nave. Uomo schivo, a terra non diresti che è un uomo di mare. Quarantenne, scapolo. Pieno di cultura, abbatte la noia dei tempi morti di navigazione, leggendo. Un po’ alieno rispetto al resto della ciurma. Poco socievole, pedante quando noncurante che gli altri non conoscano nulla di ciò che legge, citava episodi o personaggi dell’antichità.
    Un personaggio tenebroso e valoroso per l’audacia dimostrata nelle Indie. Da allora fu nominato capitano.
    Descrizione fisica e intellettuale divisa in due capitoli.
    Che dire?
    Di solito ora si scrive descrivendo in tempo più brevi, ma a me non dispiace. Dipende da come si imposta il romanzo. Si può svelare i tratti fisici e il carattere di un personaggio attraverso il racconto. Dire tutto e subito è come un piatto già servito freddo.
    Mi piace allargare la loro presentazione con gesti, aneddoti che fanno capire al lettore come è il personaggio, non voglio dirglielo subito. Come nella vita reale, se al primo incontro dici tutta la tua vita, poi cosa dici?
    Billy non c’è ancora, ma arriverà più in là. Tutto serve. I tempi morti della narrazione, in questo caso parlando di un altro personaggio fa parte del corredo. Se Melville raccontasse poco del contorno della nave, persone comprese, non ti immergerebbe nell’ambiente che circonda Billy.
    Abbiate pazienza, Billy arriva.
    P.s. vuol dire eccome ciò che leggi. Quasi mi dimenticavo questo pensiero.

    • Il lontano congiunto con lo stesso nome è anch’esso in marina e ha uguale grado, ma non è a bordo della Bellipotent. Ho faticato a comprenderlo, perché come ho detto altrove questa scrittura non è di immediata comprensione ed è facile perdere la bussola.

  2. Nella mia traduzione è “stellato Vere”, ma il senso resta abbastanza prossimo.
    Riguardo la tua domanda: non necessariamente si capisce la personalità di una persona in base ai libri che legge, ma d’altronde in un romanzo bisogna caratterizzare il personaggio. Suggerire indizi al lettore informandolo delle letture preferite del personaggio in questione mi sembra un buon artificio. Nei capitoli successivi [SPOILER] Melville caratterizzerà un altro personaggio ricorrendo invece alla cara vecchia fisiognomica.

    • (S)punto di (s)vista

      Volevo anch’io dare questa anticipazione, ma mi sono morsa la lingua.😁
      A che capitolo sei, Ariano?
      Io stamattina ho iniziato il 9, ma mi hanno interrotto.😕

      • Io sono abbastanza più avanti, tra oggi e domani potrei concludere la lettura.

      • Mi fa piacere che sei andato oltre, siete tutti più bravi di me. Vorrà dire che sarete ancora più profondi nell’interpretazione dei capitoli avendo più informazioni a cui attingere. O più stupiti da qualche mia considerazione dovuta alla mancanza di avanzamento della storia.

      • (S)punto di (s)vista

        Ed io che ero preoccupata di essere andata troppo avanti. Allora cerco di leggere un po’ di più. 😉

  3. I miei personaggi fanno quello che vogliono! La verità è che dipende, soprattutto da chi è il narratore. In una narrazione in prima persona si rischia di non avere mai una descrizione decente della voce narrante (che sa com’è fatto, tante grazie) o dei personaggi che più gli sono prossimi. In una narrazione in terza persona i personaggi in qualche modo entrano in scena e da come sono, quel che fanno e quel che dicono mi auguro che il lettore se ne faccia un’idea. Infine con un vecchio e caro narratore onnisciente si può fare come Melville e descriverli come si vuole, dai libri come dai pensieri, da come dice la gente a cosa pensa il loro gatto, magari senza metterci due capitoli, ecco (sono consapevole di non avere tutto questo credito agli occhi del lettore, anzi…).

  4. Massimiliano Riccardi

    Vi seguo ragazzi, bel viaggio.

    • (S)punto di (s)vista

      E che impressioni hai dopo i nostri commenti? Compreresti il libro? Ti attira l’atmosfera di questo romanzo e la storia di Billy Budd?
      Sembro una di quelle che fa ricerche di mercato. 😀

      • Massimiliano Riccardi

        Il libro l’ho letto da ragazzo, riscopro cose dimenticate leggendovi. Sì lo comprerei per rileggerlo e per regalarlo a mio figlio, no non cambierei gestore telefonico sto bene così, sì sono soddisfatto della cortesia dell’operatore call center. Si figuri grazie a lei.

      • Massimiliano Riccardi

        😀 😀 😀

      • (S)punto di (s)vista

        Ahahahah.
        Giuro non volevo vender(ti) il libro. 😁😁
        Dammi del tu, il lei mi fa sentire vecchia, tanto.
        Eppure ho fatto anche la telefonista, la cortesia è d’obbligo con la clientela. 😁 Esperienza bellissima. Difficile non farsi attaccare la comunicazione.
        Che cosa tenera. Anch’io i libri che man mano metto nella libreria di casa li scelgo perché so che meritano e un domani spero li apprezzeranno i miei figli.

      • Massimiliano Riccardi

        Non ci conosciamo quindi scusa se ho voluto scherzare un po’, sono un po’ matto, Helgaldo lo sa. Per il resto il libro non ce l’ho più, in effetti dovrei ricomprarlo.

      • Matto sei matto, non un po’, tutto.

      • (S)punto di (s)vista

        Non ti preoccupare. Ridere non fa mica male. Almeno sappiamo cosa pensano dei nostri commenti al di fuori di chi ha letto o no il libro.
        Siamo stati convincenti. 🙂

    • iara R.M.

      Vedi, però, avevi la scusa giusta per ricomprare il libro e unirti alla crociera… 🙂

    • Quando si dice che un libro è un viaggio… Mai cosa fu più vera che in questo caso.

  5. iara R.M.

    Devo dire che superato lo scoglio dei capitoli 4 e 5, la mia lettura ha proseguito a vele spiegate, tanto che mi sono fermata al capitolo 15 perché avevo assoluto bisogno di dormire. Assorbita completamente dal racconto avrei difficoltà ora a rispondere ad alcune domande tecniche che sono state poste. Adoro il modo che ha Melville di descrivere i personaggi. Mi piacciono proprio le parole che usa, le metafore. Adoro quando si citano versi di poesia nei romanzi o altri riferimenti letterari o inerenti la musica. Ho conosciuto lo Stellare Vere attraverso gli occhi di un narratore che non si limita solo all’aspetto esteriore, ma pian piano ne delinea la personalità e definisce i rapporti con i subalterni. È come se chi racconta, mi preparasse ad aspettarmi da quel personaggio determinate reazioni e comportamenti a certi accadimenti. Non so se sono riuscita a spiegarmi… Quindi, il mio entusiasmo e la mia fiducia restano alte e ne sono felice.

  6. Michele Scarparo

    Io, che mi sto divertendo a leggere un metaracconto di qualcuno che legge Billy Bud, scritto da Melville, che trascrive un narratore (forse) ecc ecc. noto questa cosa dello “stellato” vs. “stellare” e decido di approfondire. Ebbene, Melville usa “starry”, che effettivamente è “stellato”, in italiano. Una “starry night” è una notte stellata, non stellare. E, d’altronde, chi per meriti al valore viene insignito può appuntare sul petto, tra le altre cose, una “stella”, cioè una medaglia a forma di stella. Ergo, propenderei per uno “stellare” (questo sì) svarione del traduttore. Data la castroneria la domanda sorge spontanea: Newton Compton?

    • Prendo la difesa d’ufficio del traduttore e ti rigiro il tutto così come appare nelle note al romanzo, non ho competenze in proposito: Universale economica Feltrinelli.

      Il testo recita:

      E giusto il giorno innanzi sfogliando una copia delle poesie di Andrew Marvell (il parente che lo accoglie congratulandosi con lui usando la famosa frase incriminata, ndr) si era imbattuto non per la prima volta, d’altronde, nei versi intitolati Appleton House, il nome di una delle dimore di un loro comune antenato, un eroe delle guerre germaniche del diciassettesimo secolo, poesia in cui si ritrovano i versi:

      Quest’è dall’inizio esser stato
      In domestico paradiso allevato,
      Sotto alle disciplin severe
      Di Fairfax e della stellare Vere

      Nella nota, poi si dice che Andrew Marvell, poeta satirico inglese, era stato tutore di Mary Fairfax, figlia di Thomas e Anne Vere (la starry Vere citata nei versi di cui sopra).

      Vedi tu a questo punto se preferire lo stellare o lo stellato.

      • Michele Scarparo

        Sono andato a leggermi un po’ di critica madrelingua, sul significato di Starry e anche di Vere. Ci sono giochi di parole che in italiano non possono essere (comp)resi o – meglio, perché in realtà gioca anche con il latino – che potrebbero essere compresi avendo però una conoscenza della common law. Non starò a dilungarmi; continuo a preferire stellato che comunica meglio la semantica rispetto a un stellare che, all’inizio del XXI secolo, il lettore rischia di capire come sinonimo di “fantasmagorico”, cosa che non è assolutamente. D’altronde, anche il lettore anglofono non erudito (che cioè non mastica né latino né frasi da azzeccagarbugli) con starry pensa al cielo notturno, non a giudizi di valore.

      • Non so l’inglese, leggo però su un dizionario che starry ha un primo significato di stellato, trapunto di stelle, starry night, notte stellata. Un secondo significato di brillante, lucente come una stella: starry eyes, occhi splendenti. Per me significa questo, brillante Vere, Vere che rifulgi. La stella al petto, da militare, invece mi dà l’idea di decorazione. Decorato Vere, ma in questo caso mii pare che il contesto lo escluda. Parlando di una persona in italiano non useremmo mai stellato. Prezzi stellari, cioè smisurati, infiniti. Infinito Vere, cioè stellare.

      • Michele Scarparo

        Infatti: peccato che l’idea di Melville fosse l’esatto contrario. Adesso non posso argomentare, per non svelare cose del personaggio: ne riparleremo, se ti andrà, quando avrete finito.

  7. iara R.M.

    Sono andata a verificare se tante volte ero stata io a riportare male l’aggettivo. E invece no. Nella mia versione è proprio scritto “stellare.”

  8. (S)punto di (s)vista

    Beh Billy viene chiamato in più modi e questo mi sembra molto interessante.
    Ma questo avviene anche con gli altri pirati. Il “soprannome ” o “nomignolo” (come volete voi) è d’obbligo. Si conoscono per soprannome che col vero nome. Cosa che nel quotidiano possiamo ritrovare tra noi, nei paesini. Anzi, a volte, non ci si ricorda più del nome reale.
    Direi che per Billy avviene ugualmente e sarà appellato da un’altra persona che entrerà in scena.
    La descrizione dei vari personaggi comincia ad avere un senso. In fin dei conti, dobbiamo narrare di chi circonda un personaggio.
    In base alla questione tra stellare e stellato, io preferisco il secondo, mi dà l’idea di immenso, ma il primo termine rende l’idea di brillante, valoroso.
    Comunque abbiamo capito il senso, va bene uguale.

    Ora ho capito, hai già letto il libro, Michele.

    • Michele Scarparo

      No: non ho letto il libro perché non ho tempo e Melville l’ho cassato a metà della balena bianca. De gustibus: non amo la letteratura americana e preferisco mille volte quella russa. Ho letto (molto in fretta, diciamolo) qualche dispensa critica madrelingua sull’argomento.

      • (S)punto di (s)vista

        Certamente. Avere tutti gli stessi gusti è impossibile. Di letteratura russa vorrei leggere : ” Le notti bianche” di Dostoevskij. Già è pronto. Non lo sono io, prima finisco Billy.

  9. (S)punto di (s)vista

    Piccola curiosità. Talmente affascinante Billy Budd che il cantante Vinicio Capossela ha scritto una canzone intitolata col suo nome. Omaggio a Billy, ovunque. 😉

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