Social marketing alla sarda

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«Come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia?», si domanda
Italo Calvino in Se una notte d’inverno un viaggiatore. La risposta ce la fornisce Michela Murgia su Facebook, tramite Chirù Casti, il giovane protagonista di Chirù, il suo nuovo romanzo appena uscito per Einaudi, associandogli una strategia di marketing.

Con tutti questi cervelloni in rete a spiegare in modi complicatissimi e ridicoli come fare marketing per il proprio libro in self-publishing, guarda se dev’essere Michela Murgia a fornirmi l’unica strategia che finora mi convince. Ma che cosa ha fatto la ragazza per ottenere il mio favore? Una cosa semplice semplice e, soprattutto, alla portata di ogni scrittore: prima dell’uscita del romanzo ha creato un profilo Facebook del personaggio principale del romanzo, ottenendo in un giorno «3200 richieste di amicizia da parte di persone curiose di capire come funziona su Fb il personaggio di un libro che uscirà» di lì a poco. Nella lista dei follower ci sono scrittori e scrittrici, giornalisti e studiosi di tecniche di comunicazione, «ma soprattutto ci sono migliaia di lettori puri, ansiosi di farsi raccontare una storia».

Si tratta di social media marketing, o almeno così lo definiscono gli esperti. Crei interesse sul libro mediante i social prima che ci sia la storia, grazie alla storia prima della storia. A me non sembra una strategia geniale per poche menti superiori, ma solo un’idea semplice e percorribile da chiunque voglia far appassionare i lettori al proprio libro.

Il Chirù di Michela Murgia «continuerà ad interagire con amici e amiche che hanno voglia di conoscerlo e racconterà come vive, cosa lo fa stare bene e male, cosa lo appassiona e cosa sogna». Mi fa quasi venire voglia di conoscerlo, di diventare uno dei tre e passa mila follower.

E invece, caro Chirù, lo sai che cosa scrivono sui blog gli aspiranti scrittori dopo aver pubblicato il loro romanzo su Amazon e affini? Ti raccontano di quanto si sentono depressi perché il romanzo non decolla; piangono che non vendono una copia. Ti intrattengono su quanto stiano male; ti vomitano addosso i sogni di successo (!?) che non si realizzano, i lettori che non crescono. Ma io dovrei comprargli il libro perché si sentono degli incompresi, perché si stracciano le vesti?

Caro scrittore piccolo piccolo, smettila una buona volta di parlare sempre di te, del tuo ombelico, e inizia a far parlare il tuo Chirù, perché ce l’avrai un Chirù nelle oltre duecento pagine che hai scritto. Magari è anche simpatico e non disquisisce solo di complesse strategie di marketing che non interessano ai lettori.

Certo, per realizzare tutto questo, come la Murgia, devi essere scrittore. Serve la storia prima della storia, quella dev’esserci per forza. A volte mi fai venire addirittura il dubbio che tu non abbia neanche la storia principale, ma non voglio scadere in una facile ironia, suvvia, credo fermamente che tu sia uno scrittore. Però adesso togliti di mezzo, per favore, e fai parlare loro, i tuoi protagonisti.

E non azzardarti a dire che Michela Murgia è famosa mentre tu non sei nessuno. Perché a me di Michela Murgia come di Ernest Hemingway o di Raymond Carver, al pari di te, non me ne frega niente, non me n’è mai fregato niente. Se tutto comincia già prima della storia, tu raccontami il già prima, e forse io ti seguirò fino alla fine.

45 commenti

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45 risposte a “Social marketing alla sarda

  1. Marco Amato

    Certo che questo Helgado se la prende sempre con i miseri.
    Com’erano belli i tempi quando Robin Hood rubava le idee ai ricchi per donarle ai poveri. XD

    • Ciao, Marco!

      Ma no, sono i poveri che vogliono fare cose da ricchi, mentre i ricchi fanno cose semplici. Se hai un minuto della mia attenzione e lo sprechi a dire quello che non riesci a fare anziché dirmi quello che fai, perdi un’occasione.

      • Marco Amato

        Ma infatti hai ragione. Il problema di chi vuol fare self publishing è che non sa fare self publishing. Pensare che basti premere pubblica su Amazon per aver compiuto il suo dovere, è semplicemente ingenuo. Poi non vende e si lagna. Così come è ingenuo lo scrittore che pubblicando con editore ritiene che la promozione sia lavoro dell’editore. L’editore fa il compitino striminsito e inefficace nel 90% dei casi (dimostrabile). E poi questi scrittori che nonostante l’editore non vendono una cippa, si lamentano che l’editoria non funziona, che non ci sono lettori e baggianate simili.
        Diciamolo è un lamento generale! Non so se hai letto l’intervista di Maurizio Maggiani al festival di Mantova pubblicata da linkiesta. Eh, Maurizio lì si sfoga un po’ oltre il consentito dall’omertà editoriale del tutto va bene mentre il castello brucia.

        Questa bella iniziativa della Murgia l’apprendo da te. Ma se questa iniziativa la porta avanti la Murgia e non l’editorone Einaudi mondazzoliano, a me pare una cosa grave. La Murgia diventa un ibrido. Si fa pubblicare da editore e si promuove come dovrebbe promuoversi uno scrittore indipendente moderno. Però se la Murgia fa il botto con la sua iniziativa, il vero che gongola è Einaudi.

      • Secondo me dietro la Murgia c’è l’editore, magari con uno staff. Però se un’idea funziona in grande può funzionare anche in piccolo. Chissà se qualche selfier può rubare l’idea alla Murgia-Einaudi e farla in parte sua. Di là il tuo libro quasi fatto, quasi finito, pronto per essere acquistato. Di qua un carattere che emerge sui social: quello del tuo protagonista. Magari è un misogeno o una escort: ha una sua filosofia seria, ridicola, discutibile, orrenda. Però la trasmette in pillole ai potenziali lettori, lasciando perdere scrittori, critici, amici di blog. Perché un tuo personaggio non può avere un blog dove vendere poi anche la sua storia «ufficiale»? E chissà cos’altro può fare, che a me non viene in mente.

      • Marco Amato

        Non so se dietro ci sia Einaudi. In fondo l’idea è semplice quanto originale (originale in Italia, esempi simili negli Stati Uniti sono comuni). Aprire una pagina Facebook e far parlare il personaggio del libro è una cosa di facile portata anche per la Murgia stessa, non serve uno staff. Io nel mio nuovo lavoro che mi sono creato gestisco 20 pagine Facebook in 5 lingue diverse e faccio tutto da solo (tranne le traduzioni, il tedesco mi è incomprensibile). Gli strumenti base di Facebook sono tanto potenti, quanto semplici, alla portata di chiunque.
        Comunque mi studio l’evoluzione della pagina e ti saprò dire se dietro c’è uno staff con qualche esperto di marketing.
        Einaudi non mi sembra attivo e originale sui social, come Mondadori del resto. Gli editori migliori su Facebook con idee e iniziative interessanti al momento sono su tutti Fazi, poi Newton e un po’ Feltrinelli. Ma Feltrinelli soprattutto concentrata su Baricco.

      • Bravo, se ne sai di più puoi raccontarlo sul mio blog. Ho solo testimoniato l’esistenza di questa iniziativa perché mi pare, fatte le debite proporzioni, replicabile senza costi, tranne la fantasia e la voglia di provarci. Aspettiamo tue considerazioni più tecniche. 🙂

      • Marco Amato

        Anch’io ho notato e vedo molte lamentele degli autori in self publishing. E molti di loro secondo me sbagliano alla base. Ovvero non riescono a promuovere il libro là dove sono i lettori. Questo l’editore riesce a farlo bene con i suoi metodi tradizionali. Alle presentazioni dei libri, ci vanno i lettori, a meno che ci sia un ampio buffet che richiama pure gli scrocconi 😉 Le recensioni sui giornali vengono letti da chi legge i libri. Ecc…
        Viceversa, i blog sulla scrittura vengono letti da colleghi o aspiranti tali.
        Dove sono i veri lettori? Questo, il semplice inghippo.
        In tal senso, per aiutare gli altri volevo scrivere un articolo: fondamenti di self marketing editoriale. E non avendo un blog avevo pensato al buon Michele che già mi ha ospitato.
        Ma al momento non ho proprio il tempo di redigerlo.
        E mentre ci sono vorrei premettere una cosa importante. Qualcuno mi ha detto, ah, ma tu che dici di saperla lunga, quando pubblicherai farai il botto, voglio vederlo.
        In verità, conoscere per lavoro strategie è un conto. Realizzare un libro un altro. Se alla fin fine io mi dimostrerò un pessimo scrittore e la mia storia sarà insulsa, non ci saranno strategie che tengano, io venderò pari a zero, inevitabilmente.
        Ne sono ben conscio. Per questo aiutare gli scrittori promettenti e bravi è molto più gratificante. 😉

  2. Marketing o no, a me è bastato leggere “Accabadora” della Murgia per non avere la benché minima curiosità di visitare la pagina Fb di Chirù.
    (Ma so’ gusti, per carità!)

    • Infatti, Marina. Qui si tratta di capire se la strategia-Murgia sia esportabile sui nostri scritti per promuovere il nostro libro in modo divertente, originale e soprattutto fattibile.

      • Sì, lo sarebbe, senz’altro più delle pagine con il titolo del libro (che, tra l’altro, a me fanno un’antipatia terribile).
        Da sperimentare, copiando l’idea sarda! 🙂

  3. A me sembra una bella idea. Anche se comunque si alimenta col fatto che la Murgia ha già i suoi lettori, poi magari sto Chirù è super mega simpatico e attira lettori da sè. Farla ora però tipo per Natallia, mi parebbe una scopiazzatura.

    • Spesso i blogger si lamentano che le visite avvengono solo da parte di aspiranti scrittori e non di lettori, perciò manca un pubblico. Ma per attrarre due, tre, cinque lettori bisognerà parlare loro non del libro, ma far parlare il libro direttamente, ma non presentandone alcune pagine, ma creando una finzione che possa risultare interessante. Se la protagonista è una ragazza, un vampiro, un supereroe, un cane di peluche, collegafigo, perché non creargli un luogo social dove è lui direttamente a dire le sue storie?

      • Collegafigo non riuscirebbe a stare dietro alle fan e siccome collegafigo sono io, non che sia figa, ma ne muoverei le gesta, dovrei licenziarmi! 😀

      • Però il blog Collegafigo sarebbe una figata di blog. Pensa a quante donne verrebbero a trovarlo, cercando di sapere che bar frequenta, come veste, cosa mangia, come… be’, ci siamo capiti.

        Prima il personaggio, poi la storia. Estrema sintesi. Potrebbe funzionare?

    • Marco Amato

      Sandra, invece ora che ti rivolgi al self 😉 buttati su nuove iniziative, sperimenta. I nuovi strumenti social non possiedono certezze, ma solo tentativi originali. Facebook rispetto ai blog è potentissimo, perché può scatenare messaggi virali, che da condivisione in condivisione possono farti arrivare a lettori non ipotizzabili col semplice blog che parla di scrittura.
      Il grosso problema di Facebook per i libri, è la difficoltà a creare coinvolgimento generalizzato. Se su Facebook metti la foto del crocifisso e scrivi, se vuoi che il crocifisso non si tolga dalle nostre scuole condividi. Ecco che in pochissimo tempo si generano migliaia di mi piace e condivisioni.
      Creare effetti virali con un libro, ovvero qualcosa che la maggior parte degli italiani disdegna dalle scuole, è molto difficile. Ma i lettori veri ci sono. E se sai intercettarli, se sai coinvolgerli, ecco che le opportunità si moltiplicano. Devi approcciarti per tentativi. E poi aperta la breccia con un libro che gira bene su Facebook, puoi riuscire anche a far conoscere gli altri tuoi libri. E come dicevo nel guest post sulle lettere di presentazione pubblicato da Michele, se hai pagine su Facebook altamente frequentate da lettori, saranno gli editori stessi a cercarti, e non tu a cercare loro.
      Tutto questo è facile? No. E’ difficile? Sì. Si può realizzare? Spremiamo le meningi e sperimentiamo. Dai su!

  4. Mi riallaccio a Marco, che non dimentichiamolo è mio amico amico, per dire che l’editore di Ragione e pentimento aprì una pagina FB del libro per poi aggiornarla davvero di rado. I social abbandonati mi irritano oltre misura.
    Non trovo così grave che autore ed editore promuovano il testo insieme, ora la mia idea è anche che potrei pubblicare con un piccolo editore SOLO SE FA L’E-BOOK cosa che FROLLINI e CENE non hanno perché il digitale poi fa davvero da traino. E se il piccolo è valido si lavora insieme, se il piccolo è piccolo nel senso di miserabile fa affondare con sé il romanzo.

  5. miscarparo70

    Nulla di nuovo, eh. L’ho già visto fare altre volte, anche in Italia (o, almeno, in italiano). Serve tempo, un lavoro extra per programmare la storia di contorno alla storia, un buon trampolino per lanciare il personaggio o comunque avere quello che si chiama kickstart.
    Uno degli esempi di maggiore successo (ancora più notevole per il fatto che i social non c’erano) fu The Blair Witch Project.

  6. Ariano Geta

    Conosci la storiella che se uno va in banca e chiede mille euro in prestito non glieli danno perché non offre garanzie, mentre se ci va uno che possiede centomila euro glieli prestano subito e, anzi, insistono affinché ne prenda di più, mille sono troppo pochi…
    Vale in tutti i campi: quando hai acquisito la “garanzia” (in questo caso garanzia derivante dalla fama o diciamo semplicemente da una discreta quantità di lettori interessati ai tuoi libri) puoi permetterti qualunque strategia e ti daranno credito. Fino a quando quella garanzia è assente, puoi inventarti qualunque strategia e ti diranno che sono solo “bassi mezzucci”. Se aprissi io, per dire, la pagina facebook di un mio personaggio, non se la filerebbe nessuno e i pochi che la noterebbero ci riderebbero sopra definendola una cavolata ridicola.
    N.B.: non è una lamentela, sono la constatazione di uno stato di fatto. Anzi, sottolineo che non mi lamento mai della mia attività da scribacchino, tutt’altro, è una passione che rende più piacevole la mia vita.

    • Hai ragione, a vederla in modo razionale. Forse se uno di noi ci provasse potrebbe passare per ridicolo, è probabile. Invertiamo però le parti. Una scrittrice come la Murgia non ha bisogno di tutto questo per vendere, quindi prova a fare quello che molti suoi colleghi non farebbero mai, anche per non rischiare il flop. Diciamo che è coraggiosa? Che vuole sperimentare nuove scritture? Che vuole creare un prequel alla sua storia?
      Così come lei sonda un territorio quasi sconosciuto, potrebbe farlo chiunque di noi. Magari non saranno in tremila in un giorno ad accorrere. Ce ne basteranno dieci, cinquanta, cento per iniziare, e dopo gran fatica. Sto parlando di lettori, lettori puri. Potrebbe renderti ancora più piacevole la scrittura? 🙂

      • Ariano Geta

        … c’è il piccolissimo particolare che io non sono iscritto a facebook. E se provassi ad aprire un account su twitter per i miei personaggi? Andrebbe bene lo stesso?
        ;-P

      • Perché no, se possibile. Un blog, un indirizzo mail, un account twitter, … Leggiamo i tweet di Balotelli, di Renzi, di Gasparri, della pornostar di turno e non ci andrebbe bene un personaggio inventato? Tra l’altro, sarebbe molto più interessante e vero di questi…

  7. Marco Amato

    L’arcano dubbio credo che sia risolto. E’ una iniziativa della Murgia al 99%.
    Non ho mai seguito la Murgia. Ma vedo che ha un bel sito autore.
    Per la serie Baricco non ha nemmeno il sito autore e quasi tutti i siti web degli scrittori italiani sono pessimi tipo Mazzantini o Veronesi.

    Ma la prova evidente è che di Einaudi effettivamente non ricevevo mai notifiche su Facebook. Badaben badaben Einaudi editore non ha una pagina Facebook. Twitter sì.
    Cioè nel 2015, tra un pochetto 2016, l’editore non sente la necessità d’essere presente sul maggior social italiano? E l’editoria è in crisi…

    Viceversa la Murgia ha una pagina con ben 61.500 mi piace.
    Che vi assicuro è tanta roba. E’ una scrittrice molto attiva sui social evidentemente. Per fare un termine di paragone, Newton, editore con qualche migliaio di scrittori in catalogo, ha 74 mila mi piace. Un intero editore di rilievo nazionale batte la Murgia di poco. E comunque la Murgia batte tutti gli editori medi tipo Fazi, Guanda, ecc… Che dire, brava Murgia.

  8. Idea carinissima… purtroppo bruciata da te che ne parli ai tuoi milioni di follower! … e quando in giro ci saranno più di 3.000 Chirù, chi avrà ancora voglia di conoscere proprio il tuo? 😛

    • Per fortuna di Helgaldo, il personaggio del mio primo libro che non ho ancora progettato, per ora ce n’è in giro solo uno: il sottoscritto. Ha un blog e tu sei già un lettore. 😉

      Da un anno faccio social media marketing a me stesso e tu non te ne sei neppure accorto! 😦

  9. La fama di Baricco è iniziata molto prima di quella della Murgia per cui ora è a un livello per cui può pubblicare anche la classica lista della spesa.

  10. In un’intervista Michela Murgia dichiara di aver aperto il profilo poi trasformato in pagina FB alla consegna del manoscritto in luglio. Qui siamo davvero sul pianeta di chi è già arrivato, luglio consegno il manoscritto, novembre esce il libro! Per noi luglio invio il manoscritto novembre non ho ancora una risposta…

  11. Simona C.

    Posso provarci e poi raccontarvi come va l’esperimento con il personaggio di una selfer sconosciuta come me. In effetti, il mondo visto da uno dei miei protagonisti potrebbe essere interessante e citare anche i suoi colleghi in qualche post. Li ho creati così diversi tra loro che si troverebbero in disaccordo su quasi ogni argomento, potrebbero addirittura discutere tra loro nei commenti 🙂

  12. iara R.M.

    Ehm… Non so, ci voglio pensare.
    Così mi sembra di vendere più un’idea che una storia. Non dico che non sia una figata; dico che i libri validi magari non necessitano di teatro, o si?
    Ci penso. Ciao 🙂

    • No, non necessitano di teatro. Ma anche a teatro ormai si usano i microfoni, cosa impensabile vent’anni fa. I social sono i microfoni della comunicazione ormai, che piaccia o no. Bisogna fare i conti anche con loro per far giungere la voce del libro più lontano.

      • iara R.M.

        … Che poi, sono andata a leggere gli estratti dei suoi libri e ho idea che scriva molto bene.
        Dovrò approfondire.

  13. Mi sono persa nei commenti, comunque la Murgia non è la prima né l’ultima ad aver fatto il profilo fb del proprio personaggio. Anche di alcuni personaggi di Aislinn ci sono divertentissimi profili fb (considerando che uno è un’anima maschile diventata un’essenza angelica e poi finita in un corpo femminile, relazione: “è complicato” ci sta tutto). Addirittura per una campagna di gioco di ruolo avevamo fatto le pagine fb dei personaggi, io devo avere ancora tra gli amici un certo Root, alieno verde professione “cacciatore di taglie”. Insomma è un metodo semplice e simpatico per farsi conoscere e non ci vuole certo un guru della strategia. Ci vuole un gran personaggio d’impatto. O uno che potrebbe avere un profilo fb, insomma non si può fare con tutti.
    Ci sono mille altre strategie simpatiche di marketing di questo tipo. Io sono appassionata della serie BBC “Sherlock” (da non confondere con l’americana Elementary). Nella serie Watson ha un blog e Sherlock un sito internet. Sito e blog esistono davvero e vi si trovano degli aneddoti non narrati dalla serie o il perché di alcuni piccoli particolati, oltre alle foto del matrimonio di Watson. Il blog era stato messo on-line prima dell’uscita della serie per creare curiosità ed è davvero molto carino.
    Insomma si possono fare molte cose, ma devono essere quantomeno legate alla storia. Se ambientiamo un romanzo nel 1700 dovremo inventarci altro.

    • Concordo con te che dipende dalla storia e dai personaggi. Alcuni hanno delle potenzialità, altri meno. Ma già il tuo elenco è una provocazione e un’esortazione a cercare strade nuove (già percorse da qualcuno) ,a alla portata degli scrittori e non dei guru del marketing, che non non saremo mai in grado di essere con la nostra mentalità umanistica.

  14. L’idea di creare la pagina Facebook del personaggio è interessante. Però io non ho letto Accabadora, ma ho letto un’intervista alla Murgia e più che il libro mi ha colpito la vicenda personale che racconta, lei ha scritto questo libro mentre stava combattendo il cancro e in questo libro ci ha messo la voglia di vivere e di superare quel momento. Sono perplessa sulle strategie di vendita, mi chiedo se non sia meglio mostrarsi per quello che si è con spietata sincerità.

    • Una spietata sincerità è sempre ben accetta da chi ama scrivere. 🙂

      Inventarsi una storia prima della storia è però anche una forma di questa sincerità che dici. Certamente più sincera di strategie di marketing troppo lontane dalla nostra filosofia di scrittori.

  15. avvocatolo

    Io la rubo sicuramente l’idea! Quantomeno, con il secondo romanzo che ho in cantiere, il cui personaggio è PERFETTO per interagire con le persone su FB: è cinico, cattivo, spietato, senza un briciolo di moralità, 100×100 lato oscuro dell’uomo, e parla per slogan banali e luoghi comuni, con aggressività e cattiveria, uno Hater puro. Insomma, dimmi tu se non è il soggetto ideale per aprirsi una pagina su FB! Ha anche un nome del piffero… Bella segnalazione! Gracias 😀

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