Billy Budd, un uomo pericoloso

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Non vi ho detto ieri, ma ve lo dico oggi, che il capitano Vere, dopo le accuse mosse da Claggart a Billy Budd, decide di convocare nel suo alloggio entrambe le parti per sentirne le ragioni, metterle a confronto e scoprire negli atteggiamenti dei due uomini quale sia la verità riguardo alla pericolosità di William Budd. Davvero è una canaglia, in grado di guidare un ammutinamento tra i coscritti della Bellipotent? O al contrario, Claggart è un mentitore, che per qualche oscura ragione ha in odio Billy per un torto subito, e si è inventato questa storia solo per metterlo in cattiva luce agli occhi del capitano? In ogni caso c’è in gioco la vita di uno dei due uomini, questione non da poco.

Così se li ritrova davanti e invita il mastro d’armi a ripetere le accuse guardando negli occhi l’accusato. Con misura e tranquillità Claggart ripete le sue accuse, che all’inizio Billy Budd nemmeno sa comprendere. Quando poi capisce qual è la posta in gioco non sa come replicare. E qui ecco l’altra questione aperta dal narratore, e finora non sfruttata. Claggart ci sa fare con le parole, mentre Billy Budd, che la natura ha dotato di corpo splendido e animo candido, ma gli ha negato una lingua sciolta, non riesce nemmeno a proferire una frase di senso compiuto. La balbuzie, difetto fisico del marinaio al pari di altri con cui potremmo vestire anche i nostri personaggi, diventa l’ostacolo principale alla difesa non solo delle sue idee e azioni, ma della sua stessa vita. Se vivere o morire dipende ora dal saper parlare, Billy Budd è già un uomo morto. «Parla marinaio!», lo esorta Vere. Difenditi, attacca, confuta, discolpati. E anche le sue rassicurazioni paterne, vista la difficoltà nella pronuncia – «Non c’è fretta ragazzo mio. Con comodo, con comodo» – non fanno che rendere più drammatica la situazione. Che giunta al culmine si trasforma in un pugno improvviso che Billy Budd, disperato, sferra sul volto di Claggart, causandone la morte.

Ora potremmo dire che la situazione di Billy Budd è compromessa. Ma non è questo che mi ha colpito, quasi ferito. La ferita viene invece dall’uso disinvolto, strumentale, che il narratore assegna a John Claggart. Finora è la personificazione del male, quasi allegorica. Tutte quelle pagine dedicate a lui e ora lascia la scena con un colpo di scena, scusate il gioco di parole, inaccettabile. Morto sul colpo, vittima dell’innocenza.

La prima reazione che mi suggerisce, da lettore quale sono, è che il Male pur di vincere sul Bene, sa sacrificarsi. Solo così, morendo – non riesco a trovare altre soluzioni – Claggart può incastrare Billy. È questo lo scacco matto del nero, la mossa rischiosa ma vincente, che da tempo era preparata? Offrire se stesso, il proprio corpo al nemico, la guancia evangelica, pur di punirlo eternamente. Billy Budd, angelo sterminatore? Bene e male cosa sono se non vuote categorie che solo le azioni umane riempiono di significato? E l’azione umana qui è l’omicidio.

Vi lascio con queste domande aperte. Non voglio trovare soluzioni. Ora ci sarà, presumo un processo sommario, guidato – forse pilotato – dal capitano Vere, unico testimone di quanto è successo. Ma la verità di questa storia, se allegorica dev’essere, non la voglio trovare nell’allegoria più ovvia, direi banale: il Bene ingiustamente perseguitato. L’ira di Dio che si abbatte sul cattivo tramite la mano pura di Billy Budd, non è essa stessa opera del Male?

Questa inversione delle parti la vedo solo io?

23 commenti

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23 risposte a “Billy Budd, un uomo pericoloso

  1. Premesso che non si può giudicare il possibile senso allegorico di una storia senza averla letta per intero (e quindi i capitoli mancanti alla conclusione del libro costituiscono ancora un ostacolo insormontabile per la formulazione di ogni ipotesi in tal senso) il quesito che poni in effetti rientra nel più ampio dilemma dell’onnipotenza divina.
    Come hanno elaborato numerosi filosofi: perché l’onnipotenza di un ipotetico essere divino si manifesta anche tramite eventi che causano morte e sofferenza spesso in modo casuale?
    O come hanno sottilizzato i casisti gesuiti: se una persona con l’intenzione di fare del bene col suo gesto invece fa del male, e se una persona che intende fare del male col suo gesto invece fa del bene, come verranno giudicati da Dio?
    O parlando direttamente del più noto episodio evangelico: se sta scritto che Gesù deve essere tradito per poter essere crocifisso redimendo l’umanità dal peccato, allora Giuda, tradendolo, in realtà sta compiendo solo il suo “dovere” ai fini l’adempimento delle scritture. E allora di cosa è colpevole Giuda? Non ha semplicemente svolto il suo ruolo stabilito dalle scritture?
    … Insomma, un discorso ampio, complesso e probabilmente irrisolvibile.

    • Caro Adriano, non ne facevo un discorso esterno al testo né filosofico. Giunto a questo punto della lettura, volendo restare proprio aderente al testo, mi pare che Claggart sia stato creato come strumento per affondare Billy Budd e ribaltare il ruolo vittima-assassino. Il gesto stesso con cui viene ucciso, rapido, troppo sbrigativo, senza che Claggart accenni neppure istintivamente una difesa, due righe di testo dopo settanta pagine di romanzo tutto di attesa, un po’ mi delude. E l’atto compiuto non rientra neppure nelle caratteristiche di Billy Budd, che in tutta l’opera non mostra mai reazioni di nessun tipo. Un attimo dopo l’omicidio ritorna assolutamente mite, come se la sua impotenza svanisse con lo scatto del suo braccio. Anche qui, immaginandomi la scena, risulta tanto irreale che non puoi non vederci che del simbolismo per giustificarla.

      • Sì, concordo pienamente: sul piano del realismo la credibilità della scena è pari a zero, come pure le conseguenze (non rammento di aver mai sentito un solo caso di cronaca nera di una persona uccisa preterintenzionalmente con un singolo pugno ben assestato, in genere ce ne vogliono molti di più).

      • Tiziana

        Molto improbabile la morte con un pugno dato da un ragazzo. Seppure l’opposto. In una possibile colluttazione con Claggart, un pugno del maestro d’armi poteva essere mortale su un ragazzo come Billy. Ecco forse avrei visto una reazione con una spinta, ma anche così la dinamica non è molta probabile. Con la testa avrebbe dovuto battere in qualcosa anche se immagino che un uomo per essere spostato da un giovane ce ne vuole. Una pistola o sciabola non ce la vedo, non so se la portavano sempre con sé i marinai. Lotta impari, comunque. Io avrei fatto dare un pugno da Billy o uno spintone, ma poi la morte sarebbe potuta avvenire in un secondo momento. Avrei fatto intervenire il capitano Vere. Poi il fattaccio poteva compiersi durante il processo, o ad esempio il capitano avrebbe potuto aiutare Billy nell’uccidere Claggart perché convinto della sua innocenza. Sto scrivendo un altro libro. Dio mi perdoni.
        Ci dovrebbe far riflettere quando scriviamo; ci sono gesti poco verosimili che dovremmo prima accertare.

      • Tutta l’attenzione di Melville per quanto accade negli animi degli uomini qui prende una strada sommaria, veloce, superficiale.

  2. iara R.M.

    Quando ho letto questa parte sono riuscita solo a esclamare: non è giusto! Poi, ho chiuso l’ereader. Non era giusto che Billy si trovasse in quella stanza a doversi difendere da accuse false. Non era giusto che non riuscisse a discolparsi. Non era giusto che l’impulsività del suo gesto avesse conseguenze così tragiche, che il male avesse trovato un modo per vincere. Ho sentito così viva la reazione di Billy e per la prima volta, dopo tante pagine, l’ho scoperto in tutta la sua umana fragilità. Non era più un ritratto, ma una persona. Da qui, si riempie la testa di riflessioni e come per par condicio è il lettore a divagare.

    • Mi chiedo quale altra possibilità ci fosse per Billy Budd per uscire da questa situazione. Mi sembra che la storia sia stata costruita, come dico anche ad Ariano commentando il suo intervento, per giungere solo a questo punto. Perciò sono deluso, non del gesto di Billy, ma del fatto che tutta la costruzione di Melville è strumentale alla sua reazione estrema e che lo condanna. Mi pare una vittima ancora più in trappola, intrappolato da un meccanismo di cui anche Claggart è solo un ingranaggio. Ecco, Claggart mi pare smettere di essere un uomo, ma solo un pulsante che premuto da Billy determina la sconfitta completa di Billy.

      • iara R.M.

        Non so perché mi risulta così difficile ordinare e spiegare i miei pensieri. Intanto, leggere la reazione impulsiva di Billy è stato come vedere una statua che all’improvviso si anima. Le pagine precedenti sono ricche di descrizioni, divagazioni e riflessioni su tutto quanto ruota intorno a questa storia. I personaggi non agiscono direttamente, sono raccontati nei loro aspetti fisici e psicologici. Solo in questi ultimi capitoli si passa ai fatti. Anch’io ho avuto la sensazione che quello che precede non è altro che una preparazione per questa parte finale del libro. Melville scrive con la stessa logica che segue la costruzione di un puzzle. Uff… non so se riesco a spiegarmi. E’ come se mi fossi trovata davanti a uno schema. Quando i tre personaggi si trovano faccia a faccia in quella cabina, noi sappiamo bene chi è il buono, chi il cattivo, chi è chiamato a rendere giustizia a tutta la faccenda. Quello che non ci aspettiamo è il gesto istintivo di Billy che colpendo Claggart lo uccide. Credo che l’autore difficilmente avrebbe potuto risolvere diversamente la situazione Claggart – Billy senza scadere nel banale. Ho provato a immaginare altri esiti, ma con Claggart che resta vivo non sono molte le alternative. Il capitano Vere tende per l’avvenente marinaio e si intuisce che gli basterebbe un appiglio qualsiasi per credergli. Serviva a questo punto che accadesse qualcosa di imprevedibile.
        La follia è che a un certo punto mi è passata per la testa l’idea di riscrivere tutta la storia iniziando a raccontarla da quel pugno in cabina, senza che sia ancora evidente al lettore chi è la vittima e chi il carnefice.
        Le mie riflessioni sono tuttora confuse e intrecciate. Mi fa piacere questo confronto di opinioni; magari. attraverso le vostre considerazioni le mie si faranno più chiare.

  3. iara R.M.

    Poiché si sta discutendo sulla plausibilità della scena descritta da Melville sono andata in giro a leggere e a documentarmi un pochino. Nella parte interessata l’autore scrive che Billy colpisce Claggart sulla fronte. A proposito, ho letto che causare la morte con un colpo del genere è possibile.

    • Non è tanto la plausibilità della scena. Che si possa uccidere con un solo pugno è possibile, certo. Quello che mi rende la scena irreale, e quindi strumentale alla trama, è che tutto questo avvenga nel silenzio. Un attimo prima abbiamo Billy che cerca disperatamente di parlare, e poi eccolo partire come una molla con un gesto. Sembra non ci sia distanza tra i due, uno spazio da riempire, un corpo che deve tendersi all’indietro prima di colpire in avanti. C’è anche un altro uomo, attento e furbo, che non si ritrae, non cerca di sfuggire anche all’attacco imprevisto. C’è un capitano che resta immobile, non ha reazione nel soccorrere il caduto, nell’allontanare fisicamente l’altro. Se ci fosse stata aggressione portata al culmine per disperazione Billy Budd avrebbe continuato a colpire o si sarebbe poi rintanato in un angolo della cabina, avrebbe cercato di aiutare il colpito preso da orrore e senso di colpa. Invece si acquieta subito, immobile. Come immobile resta il capitano. Il punto saliente del romanzo si riduce a due righe, per questo mi sembrano strumentali a uno scopo che non può essere a questo punto che allegorico.

      Riguardo invece alle possibilità narrative, questa scelta è sicuramente quella che più agisce sulla storia. Ottiene il massimo delle conseguenze. Togliere di scena Claggart aiuta a confermare il suo piano diabolico. Qualsiasi altra soluzione, per esempio un processo a due, diventerebbe lunga e poco d’effetto. Avremmo la storia di un processo sulle intenzioni, basata sulla retorica di Claggart o le leggi navali. Qui invece entra in scena l’assoluto, il fatto si è già svolto ed è il peggiore dei fatti, per il quale c’è ben poco da dire o aggiungere. Possiamo però provare a cambiare la storia per vedere se ci potrebbe essere un altro sviluppo interessante. Anche se dubito.

      • iara R.M.

        Però tu dai una spiegazione razionale a un evento emotivo. Nessuno dei presenti si aspetta la reazione di Billy. Lui stesso è invaso da un impulso incontrollabile. Se prevederlo non era possibile, come poteva esserlo intervenire? Le azioni non si svolgono a rallentatore. Questo delirio lascia tutti attoniti, increduli e al tempo stesso, la gravità del gesto fa entrare subito in scena il peso delle conseguenze e la necessaria lucidità per fronteggiare la nuova situazione. Nelle descrizioni che seguono leggo tutto lo shock e lo sgomento per l’accaduto. Descrizioni, per altro, che ho trovato molto efficaci.

  4. Partiamo da un altro punto di vista, tanto per giocare con la fantasia. Claggart ha appena accusato Billy (un uomo pericoloso a bordo). Il capitano invece di ordinare di convocare immediatamente nel suo alloggio Billy, e mettere a confronto i due uomini isolandoli dal mondo, decide di chiamarli successivamente. Claggart torna sul ponte e per ora non succede nulla. Ma qualche ora dopo viene trovato accoltellato o non si trova più. Forse è finito fuoribordo, gettato in mare. Comunque è morto. Billy a questo punto è l’indiziato principale. Claggart gli stava addosso, lo certifica il danese, e Billy l’ha eliminato. Capisco che in questo modo si cade nel giallo, e non è certo questo lo scopo di Melville. Sarebbe ridicolo, sminuire il romanzo, però dal punto di vista del realismo avremmo dei fatti che si concatenano, non sono il deux ex machina come mi pare il pugno del tutto imprevisto di Billy. Il capitano deve giudicare un uomo, magari innocente, sulla base di indizi precedenti di cui solo lui è a conoscenza. Billy non si sa difendere, non sa dire dov’era durante quelle ore. Altri, nella parte dei giudici lo devono condannare sapendo che c’è una zona d’ombra insondabile. Potrebbe essere uno sviluppo alternativo? Non dico migliore, solo possibile?

    • Tiziana

      A me piace che Billy dia un pugno a Claggart, ma non lo uccide. Il capitano Vere, convinto dell’innocenza di Billy finisce il maestro d’armi. Sarebbe lineare col comportamento di fastidio che gli provocava Claggart quando accusava Baby Budd che stimava. Anche se aveva già un’antipatia a pelle per Piè di porco. Almeno io ho sentito questo. Non so se sia il caso di sviluppare la mia alternativa. Mi sto sentendo in colpa a modificare cotanto romanzo. Comunque non l’ho finito. Forse ha un senso l’aver deciso di far muovere i personaggi in questo modo da parte di Melville. Comunque devo ammettere che mi piace questo libro. Mi ha sconvolto da qui, ma non finendolo, non ho una visione completa. Di fatto, se riesce a farmi esitare, appassionare, stupire, eccetera, Melville mi ha soddisfatto . Almeno per ora.

      • Che il capitano possa macchiarsi di omicidio mi sembra impossibile e ingiustificabile. Una questione è l’antipatia che il capitano prova per Claggart, un’altra è diventare complice e a sangue freddo di un omicidio. Per uccidere serve un movente importante. Vere è stato chiaro: in caso di menzogna dimostrata si può anche impiccare un uomo, sempre dopo regolare processo. Tutto deve avvenire all’interno della legge.

      • Tiziana

        Impossibile no, ma visto le ferree legge di mare, sarebbe un passo falso. E la gerarchia e il rigore sono il fulcro su una nave. Non tutti gli omicidi sono giustificati da un ragionamento logico – ammesso che un omicidio sia giustificabile. A volte solo puro sadismo o follia. Ma non è questo il caso.
        Meglio così. Scolvolgere il lavoro di un grande autore non mi entusiasma. Almeno non sarò io a rovinarlo. Decisamente non sono all’altezza per farlo.

    • iara R.M.

      Mi piace. Possibile e interessante il tuo sviluppo che però, dovrebbe prevedere all’interno della storia un vero colpevole e un movente.

      • Sappiamo che il mastro d’armi non è ben visto dalla ciurma, Melville si dilunga su quest’aspetto. Ma non è necessario trovare un colpevole per forza, ma stabilire se colpevole per forza sia Billy Budd.

  5. iara R.M.

    Mi domando… E se invece fosse proprio il capitano Vere a morire? A quel punto chi potrebbe prendere a difesa le sorti di Billy?

  6. iara R.M.

    È vero quello che scrivi Hell, però io da lettore mi chiederei alla fine chi è il vero responsabile della morte di Claggart. Un vigliacco capace non solo di uccidere, ma di lasciare che un innocente paghi. Un cattivo così, secondo te non merita un nome?

  7. Tiziana

    Non ci sto capendo nulla. Non mi anticipate niente che io sono stazionata e sto scrivendo. Devo leggere la sera e chissà se riesco a tenere il passo. Buona lettura a chi deve ancora finire il libro. Manca poco. Odio le giornate che sfuggono senza aver terminato ciò che vorresti. 😦

  8. iara R.M.

    Claggart si reca sul ponte e rivela al capitano Vere i presunti piani di Billy. Il capitano dubita di queste accuse, nega la sua fiducia a Claggart, ferendolo nell’orgoglio e alimentando il suo odio per il giovane marinaio. Vere è deciso a fare chiarezza sulla questione e a punire eventuali menzogne. Tra i due nasce uno scontro. Claggart, mosso dalla rabbia e in assenza di testimoni, accoltella il capitano. A questo punto, parte il piano per incastrare Billy. Con un pretesto attira il giovane sul luogo dell’omicidio che verrà colto, da solo, accanto al cadavere.

    Si? No? :-p

    • Potrebbe essere una soluzione alternativa anche la tua. Certo, si finisce nel romanzo d’avventura come nel mio caso nel giallo. Melville ci suiciderebbe…

      • iara R.M.

        Noooooo, secondo me Melville era un tipo simpatico. Nel leggere le nostre proposte, lo immagino sorridere e dirci: scrivetene uno vostro! 🙂

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