Il mestiere per scrivere

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Tutta questa attenzione al mestiere di scrivere e poi scoprire che alla fine quello che conta è il mestiere per scrivere.

Eh sì, per scrivere professionalmente serve un mestiere alle spalle e di fianco. E pure davanti, guardando al futuro. Magazziniere, bancario, ortolano o baby sitter, l’unico modo per mantenere in vita la propria scrittura, che quando va bene dà soddisfazioni morali o sociali ma non certo economiche, richiede che si vada a lavorare, per contribuire un po’ a quel prodotto interno lordo che entra nelle statistiche dell’Istat.

Acqua calda come scoperta, naturalmente. Proprio ieri il Corriere ha dedicato una pagina intera al mestiere dello scrittore, inteso come quel lavoro in grado di pagare l’affitto. Se Kafka, impiegato assicurativo; Bukowski, postino; Joyce, insegnante sono il prototipo della banalità della vita riscattata dall’arte, Jack London, pugile e cacciatore di foche; Melville, marinaio; Twain, minatore e cercatore d’oro, sembrano già personaggi dei loro stessi romanzi. Ma tutti, proprio tutti con un solido e per nulla romantico lavoro alle spalle che gli ha sempre permesso di scrivere con serenità se non psicologica, almeno economica.

Come Svevo, io sto con loro. Nel senso della coscienza, che mi dice in maniera poco inconscia a differenza di Zeno, che le sigarette si fumano solo se c’è un lavoro che permette di pagarsele. Lascia perdere, mi dice la coscienza di Helgaldo: limitati a leggere nelle ore che non produci la tua quotidiana quota di ricchezza. Tutto il resto è letteratura, cioè parole al vento anche se scritte da te, soprattutto se scritte da te.

21 commenti

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21 risposte a “Il mestiere per scrivere

  1. Grilloz

    Non dimentichiamo Gadda e il suo nobilissimo mestiere 😉
    (giusto per tirare un po’ d’acqua al proprio mulino)

  2. Tiziana

    Io metto un contemporaneo Cristiano Cavina, quasi coetaneo con molti di noi o giù di lì. Da pizzaiolo…
    Basta leggersi un po’ di biografie, sai che io le adoro. Leggo sempre la vita degli autori che leggo, che mi passano davanti o per interesse personale.
    Susanna Tamaro ha un inizio da aiuto regista, anche se una lontana parentela con Calvino la dice lunga.
    Se mi sovviene un altro contemporaneo, ripasso casomai. Se i giovani leggessero le biografie, capirebbero molte cose.

  3. Tiziana

    Chi non lavora, non fa… lo scrittore.

  4. King, operaio in una fabbrica e in una lavanderia industriale che viveva in un camper con due bimbi piccoli, poi professore di letteratura inglese. Quando arrivò l’assegno di Carrie non aveva soldi per il medico del figlio. Gabaldon, biologa marina, esperta di analisi e database, scriveva su PC Magazine, ha iniziato scrittura creativa per noia. Christie, moglie ai tempi in cui essere moglie era considerato un impiego, scriveva novelle rosa per noia, ha iniziato con i gialli per scommessa. Dicevano che non ne sarebbe stata capace!

    • Grilloz

      Però King ha pubblicato Carrie a 27 anni, io a quell’età dovevo ancora iniziare a fare l’ingegnere 😛

      • Tiziana

        Come insegnanti ci sono anche la Rowling e Dan Brown. Lui addirittura il cantante. Orwell ufficiale; Salinger e Melville sulle navi.
        Carver il fattorino, Twain timoniere di un battello a vapore.
        Tanti esempi.

  5. Michele Scarparo

    Proprietà commutativa dello scrittore:
    Serve un mestiere per scrivere ma, per scrivere, serve mestiere.

    Non so perché, ma mi veniva da scrivere “Comma 22”.

    • Tiziana

      Mi fai paura, Michele. Sei un’enciclopedia vivente. 😮

      • Michele Scarparo

        Paura? Pensa se mi dovessi vedere dal vivo! 😛

      • Tiziana

        Potresti dire lo stesso dal vivo anche nei miei confronti. Per fortuna non faccio un mestiere in cui si deve apparire. Essere semmai.
        Essere dotati di cervello. E lì c’è solo da dimostrare, non mostrare.
        Prove (or demostrade), don’t show.

  6. iara R.M.

    Se non altro lavorare per comprare libri, fogli, penne, cartucce per la stampante… un panino e un’acqua minerale ogni tanto. 🙂

  7. Sempre che l’altro lavoro ci sia, che non è poi così scontato. E non è nemmeno detto che dia completa sicurezza economica.

  8. Ti consiglio di leggere l’introduzione a “La lettera scarlatta” di Nathaniel Hawthorne scritta dall’autore medesimo, nella quale spiega di come il romanzo sia nato dalla necessità di guadagnarsi qualcosa con la scrittura dopo che il suo comodo impiego alla dogana era “saltato” causa rimaneggiamento degli impiegati in chiave di appartenenza politica (a quanto pare anche nell’America puritana del XIX secolo c’era già la tendenza a dare i posti pubblici a chi era legato al partito del presidente, e quando veniva eletto un nuovo presidente… che te lo dico a fare?)

  9. Io penso anche che lo scrittore abbia bisogno di tenersi in contatto col mondo. Se no di che scrive, di altri scrittori? O sei come King, che scrive spesso di altri scrittori, ma fa capitare loro cose interessanti, oppure sai che noia…

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