Incipit e finale

L’incipit e il finale. Dicono sempre, l’avrete sentito anche voi, che una buona storia dovrebbe almeno idealmente collegarli, il primo la premessa necessaria del secondo, e il secondo la conseguenza logica del primo. Una costruzione narrativa a priori, insomma.

Questo non vuol dire che il legame tra inizio e finale debba avvenire in modo meccanico, sarebbe arido e triste: tutta la letteratura potrebbe risolversi in poche righe. Direi proprio di no, così non dev’essere. Però il fatto che tra l’uno e l’altro, saltando tutta la ciccia che c’è in mezzo – se c’è, perché a volte purtroppo non c’è –, ci possa essere una qualche corrispondenza, un richiamo, un’eco farebbe sicuramente bene alla narrazione.

Così, giusto per verificare se tra questi due elementi c’è davvero un legame sottile, un filo teso, prendo un libro a caso tra quelli che ho in casa e vi appiccico qui sotto incipit e finale. Mi piace scegliere i libri senza pensarci troppo: è il modo migliore per scoprire se le regole generali valgono o no. Se valgono le trovi più o meno diffuse anche dove non te l’aspetti, se non le trovi vuol dire che sono solo idee pseudoletterarie per riempire di sciocchezze i manuali di scrittura creativa.

Il libro preso a caso, che tra l’altro non ho ancora letto, è di poche pagine, un racconto singolo di Henryk Sienkiewicz, polacco dal nome impronunciabile famoso per il best seller Quo vadis?
Il racconto in questione, 25 pagine in tutto, s’intitola Il guardiano del faro ed è pubblicato da Elliot al prezzo di 7 euro, che sono giuste per un colossal al cinema sugli antichi Romani, risultano un po’ eccessive per un unico racconto breve. Ma ormai l’editoria viaggia così. Traduzione di Aurora Beniamino, di seguito incipit e finale.

Accadde una volta che il guardiano del faro di Aspinwall, località poco distante da Panama, scomparisse senza lasciar tracce, e poiché c’era stata una grossa burrasca, si congetturò che quello sventurato si fosse spinto fino all’orlo dell’isolotto roccioso su cui si innalza il faro e che fosse stato portato via da un’ondata. Questa supposizione sembrava tanto più verosimile, in quanto il giorno dopo non fu ritrovata la barca che egli teneva in un’insenatura della scogliera.
[…]
Dinanzi a lui si aprivano nuove strade di vita errante; il vento aveva ancora una volta strappato quella foglia per gettarla sui continenti e sui mari, per incrudelire a suo capriccio. E in quei pochi giorni Skawinsky era molto invecchiato; era più curvo ma i suoi occhi scintillavano. Per le nuove strade della vita portava sul petto il suo libro, e di tanto in tanto lo serrava contro di sé come se temesse di perdere anche quello…

Secondo voi si parlano, incipit e finale?

16 commenti

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16 risposte a “Incipit e finale

  1. Grilloz

    Direi di sì, vento, burrasca, mare nell’incipit, vento, burrasca e mare nel excipit (si dice così? boh, però fa figo 😀 ), un uomo sparisce nell’incipit e un uomo si ritrova nel finale.
    Poi bisognerebbe leggere il resto per valutare se oltre a parlarsi si capiscono pure…

  2. Tiziana

    Ma l’uomo ritrovato è sempre Skawinsky? Perché lui è il sostituto del guardiano precedemente morto. Che fa sparisce e il faro rimane incostudito?
    Tra l’altro non giovanissimo questo nuovo guardiano.
    Ora mi hai incuriosito.

  3. Tiziana

    O si perde nei suoi pensieri?

  4. Simona C.

    Si parlano e si rispondono. Mi piacciono anche parecchio, chissà se lo trovo in ebook.

  5. Pensavo: sarà più gestibile il legame tra incipit e finale in un racconto che, essendo più concentrato, dà una visione d’insieme più immediata, rispetto al romanzo dove lo sviluppo prende più strade?

  6. Michele Scarparo

    Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.
    […]
    Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c’è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia.
    La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta.

    • Grilloz

      L’Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gl’anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia. Ma gl’illustri Campioni che in tal Arringo fanno messe di Palme e d’Allori, rapiscono solo che le sole spoglie più sfarzose e brillanti, imbalsamando co’ loro inchiostri le Imprese de Prencipi e Potentati, e qualificati Personaggj, e trapontando coll’ago finissimo dell’ingegno i fili d’oro e di seta, che formano un perpetuo ricamo di Attioni gloriose.

    • Grilloz

      P.S. comunque ai tempi del Manzoni non c’erano le scuole di scrittura creativa a dirgli che doveva chiudere l’expicit con l’incipit 😛 😉

      • … Rapiscono solo che le sole spoglie più sfarzose e brillanti, imbalsamando coi loro inchiostri le imprese dei Principi e Potentati e qualificati Personaggi […] Questa conclusione, benché trovata da povera gente c’è parsa così giusta, che abbiamo pensato di metterla qui come il sugo di tutta la storia…

    • Tiziana

      Dite ciò che volete, a me piace l’incipit de “I promessi sposi”. Tanto.

    • Come per Grilloz potrebbe anche essere visto così inizio e finale:

      … Rapiscono solo che le sole spoglie più sfarzose e brillanti, imbalsamando coi loro inchiostri le imprese dei Principi e Potentati e qualificati Personaggi […] Questa conclusione, benché trovata da povera gente c’è parsa così giusta, che abbiamo pensato di metterla qui come il sugo di tutta la storia…

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